All'inizio era solo un «candidato ombra». Un possibile concorrente alla vicepresidenza scelto a sorpresa dai democratici per la corsa alla Casa Bianca. Non per caso, però: James Knox Polk è l'uomo dell'espansione, che è il suo programma prima, e la storia del suo mandato poi. Un pioniere della frontiera, il presidente che ha scoperto il grande ovest e inaugurato la corsa all'oro. Perché Polk non si limita a sostenere e portare a termine l'annessione del Texas (di fatto era stato il suo predecessore Tyler a preparare il terreno). Sotto il suo mandato gli Stati Uniti diventano davvero «coast to coast» e si espandono acquisendo il territorio dell'Oregon, la California, il Nuovo Messico.
È l'ex presidente Jackson a sostenere la candidatura di Polk, un giovane avvocato suo amico: intuisce che la sua politica espansionistica avrebbe ottenuto il favore degli elettori. E così è. Del resto Polk, nato nel 1795 in Nord Carolina e cresciuto di fatto in Tennessee (di cui diventa anche Governatore) riesce a rispondere alle ambizioni sia del Nord, sia del Sud, affermando in campagna elettorale che il Texas debba essere «riannesso» e l'Oregon «rioccupato». L'America gli dà ragione. Anche se per annettere il Territorio dell'Oregon Polk sfiora la guerra con la Gran Bretagna. Ma il vero exploit è nel sud ovest. Nei fiumi c'è l'oro, la California è una miniera e Polk non vuole farsela sfuggire. Offre al Messico venti milioni di dollari in cambio di California e Nuovo Messico; di fronte a un rifiuto, fa schierare le truppe del generale Taylor lungo l'area del Rio Grande. Per i messicani è un'aggressione: attaccano le truppe americane e il Congresso dichiara la guerra. Dopo numerose vittorie americane e l'occupazione di Mexico City, i messicani alla fine si arrendono: nel 1848 cedono California e Nuovo Messico per 15 milioni di dollari.
Provato e indebolito dal lavoro alla Casa Bianca, Polk muore di colera tre mesi dopo essersi ritirato a casa sua a Nashville, nel giugno del 1849.
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