Beirut: 300mila in piazza per ricordare Hariri Accuse contro la Siria

Tensione nella capitale libanese, militarizzata per la commemorazione dell'ex premier, ucciso nell'attentato di San Valentino 2005. In piazza centinaia di migliaia di manifestanti dei partiti dell'opposizione. Il figlio di Hariri a Hezbollah: "Dialoghiamo". Messaggio del Papa: "Vi scongiuro, basta violenza"

Beirut: 300mila in piazza 
per ricordare Hariri 
Accuse contro la Siria

Beirut - La manifestazione per il secondo anniversario dell'assassinio dell'ex premier Rafik Hariri si è conclusa a Beirut con un appello del figlio e leader della maggioranza parlamentare Saad Hariri per un dialogo con Hezbollah, dopo che i suoi alleati della coalizione antisiriana delle Forze del 14 Marzo avevano lanciato veementi accuse al presidente siriano Bashar al-Assad e chiesto il disarmo del movimento sciita.

«Non accetteremo nessun'arma al di fuori del controllo dell' esercito libanese», ha tuonato il leader cristiano Samir Geagea di fronte alle almeno 300.000 persone che si sono ammassate nella centrale Piazza dei Martiri. «Diciamo al regime siriano: il Libano ti resisterà», ha aggiunto Geagea, accusando Damasco per la catena di attentati e omicidi politici che hanno scosso il Paese dei Cedri dopo l' assassinio di Hariri, per cui la Siria è stata ugualmente messa sott'accusa.

«Non saremo intimoriti dai vostri razzi e dai vostri mortai», ha dal canto suo affermato il leader druso Walid Jumblatt, indirizzandosi al leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah. «È meglio che consegniate questi razzi all'esercito libanese», ha proseguito il leader druso. Ma dopo quelli infuocati di Geagea e Jumblatt, Saad Hariri ha concluso la manifestazione con un discorso più moderato, in cui ha invitato il movimento sciita appoggiato dalla Siria a compiere «una mossa coraggiosa» per risolvere la crisi politica in corso da ormai tre mesi in Libano, accettando la formazione di un Tribunale internazionale per giudicare i responsabili dell'assassinio di suo padre prima di dar vita a un governo di unità nazionale. L'inno nazionale libanese ha aperto a Beirut la grande manifestazione convocata nella centrale Piazza dei Martiri dai partiti della maggioranza parlamentare antisiriana, raccolta nella coalizione delle "Forze del 14 Marzo", in occasione del secondo anniversario dell'assassinio dell'ex premier Rafik Hariri nell'attentato avvenuto nel giorno di San Valentino del 2005. Nella Piazza dei Martiri, dove Hariri è sepolto a fianco della moschea Al-Amin, sono concentrate alcune centinaia di migliaia di manifestanti, mentre altre migliaia continuano a giungere da ogni parte del Libano. Quindi è stato osservato un minuto di silenzio in ricordo di Hariri. Il minuto di silenzio è stato osservato alle 12,55 locali (le 11,55 in Italia), l'ora esatta in cui Hariri venne ucciso assieme ad altre 22 persone nel devastante attentato del San Valentino 2005 sul lungomare di Beirut.

Siniora Il premier libanese Fuad Siniora, accompagnato dalla moglie e da alcuni parlamentari, si è recato stamattina sulla tomba di Rafik Hariri, che si trova in Piazza dei Martiri a Beirut, per commemorare il secondo anniversario dell'assassinio dell'ex primo ministro.

 

Nasrallah "Tutti abbiamo perso Hariri: i suoi alleati che con la sua dipartita hanno perso un solido amico; i dissidenti a cui manca il saggio e paziente interlocutore che con un cuore grande accoglieva anche chi gli si opponeva con determinazione". Così scrive il leader degli Hezbollah sciiti Hassan Nasrallah in un articolo pubblicato in prima pagina stamani sul quotidiano libanese Assafir. Nasrallah ripercorre "l'ultimo anno di vita" dell'ex premier che un immensa folla di libanese commemora oggi nella piazza dei Martiri a Beirut il secondo anniversario del suo assassinio. "Le ore passate in ogni incontro - scrive Nasrallah - ci hanno trasformati in amici". Per il leader degli Hezbollah, Hariri era "l'unico che era in grado di essere un ponte tra le parti in conflitto localmente. Un ponte tra il Libano e la Siria". Il capo del partito di Dio, rivolgendosi in prima persona al "martire del Libano", annuncia in pratica la partecipazione del suo movimento alle commemorazioni che si celebrano oggi a Beirut, e scrive: "Nel giorno del tuo martiro ti assicuro che sei presente in ogni coscienza e ti chiediamo scusa se siamo stati assenti dalla folla che ha commemorato l'anno scorso nella piazza dei martiri, la tua dipartita". E spiega le ragioni dell'assenza: "L'unica colpa nostra è stata quella di rifiutare di essere accusati senza prove, condannati senza alcun indizio trasformando il tuo sangue puro in un arma di vendetta. Chi di noi non vuole la verità, sulla morte di Hariri ?" Per essere degni di Hariri, Nasrallah rivolto a tutti i libanesi conclude: "Dobbiamo promettere al presidente martire di raggiungere la meta che lui sognava: l'unità del Libano".

Il Papa: "Vi scongiuro, basta violenza" «Benedetto XVI invoca la protezione materna della Vergine sull'intera nazione libanese e implora il popolo libanese e i suoi dirigenti perchè sia rigettata unanimemente la violenza e si trovino in questo momento drammatico le ragioni di un soprassalto in favore dell'unità nazionale e del bene comune». Lo scrive il segretario di Stato Tarcisio Bertone al patriarca di Antiochia, Nasrallah Sfeir, esprimendo a nome del Papa «profonda pena per il grave attentato che ha colpito il Libano».

Lo stesso Bertone aveva sottolineato ieri la matrice «anticristiana» dell'attentato ai due minibus di Bikfaya. Nel messaggio di oggi è assicurata ai feriti e alle famiglie delle vittime «la prossimità spirituale e la preghiera del Papa».

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