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Ben Ali in fuga, il caos dietro casa Vittoria apparente della piazza che chiede pane e libertà, ma l’esperienza insegna a diffidare delle rivoluzioni nel mondo arabo. Rischi anche per il nostro Paese

Tunisi Alla fine, al termine di una giornata convulsa, Ben Ali se n’è andato. Il presidente che sembrava eterno è scappato all’estero dopo 23 anni di potere e meno di ventiquattr’ore dopo aver promesso - come se si trattasse di una gran concessione - che non si sarebbe ripresentato alle elezioni del 2014. Ma gli eventi di ieri, dominati dalla sfida dei manifestanti alle misure di polizia che cercavano di contenerne l’impeto, hanno travolto l’erede di Bourghiba e consegnato la Tunisia a un futuro incerto.
La giornata decisiva per la caduta del regime era cominciata con dichiarazioni concilianti verso l’opposizione da parte del primo ministro Mohammed Ghannouci: «Un governo di unità nazionale è possibile». Ma nelle strade della capitale e non solo la situazione non cambiava rispetto al giorno precedente, contrassegnato da battaglie tra manifestanti e forze di sicurezza. A Tunisi decine di manifestanti si spingevano fin sotto le finestre del ministero dell’Interno e la polizia ha sparato contro di loro. Appariva presto chiara l’impossibilità di mettere sotto controllo la situazione. Rimasta senza effetto l’apertura del principale leader dell’opposizione Najib Chebbi a un esecutivo di compromesso, nel pomeriggio veniva proclamato in tutta la Tunisia lo stato di emergenza, che si traduceva in misure drastiche: coprifuoco dalle 17 alle 7 di stamattina, divieto di assembramenti di più di tre persone, polizia autorizzata a sparare ai «sospetti».
Mentre nel tardo pomeriggio si continuavano a sentire spari nel centro di Tunisi nonostante il coprifuoco, veniva anticipato un imminente «importante annuncio al popolo» da parte del presidente Ben Ali. Era il preavviso della fuga. Passo successivo, la chiusura dello spazio aereo nazionale e la messa sotto controllo da parte delle forze armate dell’aeroporto della capitale. Non passava molto tempo che veniva annunciato che Ben Ali aveva lasciato il Paese, senza indicare la meta. Alcune fonti segnalavano la vicina Malta, altre l’imminente arrivo a Parigi dell’aereo con a bordo il capo dello Stato tunisino in fuga: ospite scomodo per Sarkozy che vuol mantenere buoni rapporti con la nuova dirigenza. Infine il giallo dell’aereo atterrato a Cagliari.

E mentre arrivava l’annuncio che il premier Ghannouci aveva assunto temporaneamente le funzioni presidenziali, nel centro di Tunisi i disordini continuavano: si parla dell’arresto di alcuni familiari di Ben Ali e dell’assalto della folla alle ville in cui viveva la famiglia di suo genero.

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