Con condanne comprese tra dieci mesi e un anno e mezzo, più un maxi risarcimento alla famiglia di 5 milioni di euro, si è concluso ieri il processo a carico di sette persone per il crollo di un cornicione che travolse un bimbo ancora oggi in coma. Lincidente avvenne il 28 giugno del 2003 allesterno del bar Ghezzi, in piazza Libertà a Cornaredo, dove Simone, questo il nome del bambino, era andato con i genitori, la sorellina e una cuginetta di un anno e mezzo e il nonno a prendere un gelato durante il matrimonio di una cugina.
La famiglia si era appena seduta ai tavolini del bar insieme con i bambini e il nonno era entrato nel locale a fare le ordinazioni, quando il cornicione è crollato con un forte boato, colpendo in pieno Simone e la sua famiglia. Da sotto le macerie vennero estratti la madre Clara di 41 anni e il papà Giordano di 45 anni, che riportarono ferite guarite poi in poche settimane. Miracolosamente illesi invece altri due bimbi allora di pochi mesi: la sorellina del bimbo ferito e la nipotina della sposa: erano nei passeggini, sono state risparmiate dai calcinacci caduti da una decina di metri daltezza. In condizioni disperate invece Simone, che ora ha nove anni. Negli ultimi tre anni circa, dal giorno dellaccaduto, il bambino, ha subito numerosi interventi chirurgici ma non si è più ripreso.
A processo con le accuse di crollo colposo di costruzione e lesioni colpose sono dunque finiti i due proprietari del bar, committenti dei lavori di ristrutturazione del tetto, i due responsabili dellazienda che eseguiva i lavori, il progettista, il direttore dei lavori e il caposquadra.
Le condanne sono state inflitte dal giudice per le udienze preliminari Claudio Castelli tramite applicazione della pena su richiesta delle parti.
Le pene più alte, pari a un anno e 6 mesi, sono state inflitte ai proprietari del bar, che non avevano chiuso il locale malgrado fossero in corso i lavori.
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