Birmania, contro il regime boicottiamo la Cina

Sono andato in Birmania un paio di anni fa. Differentemente dagli altri viaggi che ho intrapreso essa mi è rimasta dentro profondamente. Mi sono rimaste nell’anima non tanto le bellezze naturali o le innumerevoli pagode, ma le persone, la loro semplicità, il loro sorriso sincero, il loro altruismo che li porta ad offrire quel poco che hanno: ho nel cuore la loro solidarietà, senza secondi fini, i loro valori, e un po’ li invidio, vorrei essere lì, essere come loro. Li ho visti lavorare umilmente, senza attrezzi, ma sorridenti. Non ho mai visto un bambino piagnucolare, e ce ne sono tanti. Ma mi chiedo: perché il regime, che sottrae loro ricchezze del Paese per barattarle con Paesi come la Cina, poi li mortifica, li umilia con inasprimenti del costo dei beni di prima necessità? Perché un birmano, quando abbatte un albero viene arrestato mentre il regime disbosca ettari di legni pregiati e i proventi non vengono usati per sistemare le fatiscenti infrastrutture, la sanità che manca, portare l’energia nei paesi? Ho appreso con disgusto che Cina e Russia appoggiano apertamente il regime militare spegnendo quella fiammella di speranza in cui il popolo ancora si aggrappava.

Io sono piccolo, impotente, ma qualcosa la devo fare: boicottare, non acquistando i prodotti di quei Paesi che, sostenendo il regime, abbandonano un popolo meraviglioso al proprio destino, o peggio alle ritorsioni che dovrà subire.

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