«Boia di Sobibor» condannato e liberato

Monaco di Baviera John Demjanjuk è stato condannato a cinque anni di reclusione da un tribunale di Monaco di Baviera, in quello che potrebbe essere uno degli ultimi processi per i crimini dell’epoca nazista. Il 91enne ex guardiano del campo di concentramento di Sobibor, in Polonia, è stato subito rimesso in libertà per l’età avanzata in atteso dell’appello in Corte di Cassazione, subito annunciato dalla difesa.
Nella sentenza letta dal giudice Ralf Alt, che gli ha inflitto un anno di detenzione in meno rispetto alla richiesta dell’accusa, si afferma che Demjanjuk era parte della «macchina dello sterminio» delle 27.900 persone uccise a Sobibor tra il marzo e il settembre del 1943.
L’avvocato difensore, Ulrich Busch, aveva chiesto l’assoluzione parlando di un processo indiziario basato sull’unica prova di un tesserino con la dicitura «inviato il 27.3.43 a Sobibor», che ha sostenuto esser stato falsificato a suo tempo dal Kgb.
Demjanjuk era stato condannato a morte in Israele nel 1988, ma era poi stato assolto e liberato nel 1993 dopo che si era accertato che non era lui l’«Ivan il Terribile» del lager di Treblinka. Il 12 maggio 2009 gli Stati Uniti avevano concesso la sua estradizione in Germania e il 30 novembre successivo si era aperta la prima delle 93 udienze in 18 mesi, in cui sono stati esaminati 70mila documenti ed ascoltate 20 persone, tra testimoni, storici ed esperti.
Al processo nessuno dei superstiti di Sobibor chiamati a testimoniare ha riconosciuto l’imputato, che il tribunale non ha potuto accusare di un crimine preciso.

Ma nella motivazione si sottolinea che i guardiani del lager come Demjanjuk, i cosiddetti «trawniki», parteciparono a tutte le fasi della vita del lager, «giocando un ruolo decisivo nello sterminio». Nel campo, infatti, c’erano solo 20 SS, ma ben 150 «trawniki».

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