Prima di commentare il più recente andamento dei mercati vorremmo tracciare un quadro retrospettivo; ossia che cosa hanno fatto le Borse internazionali dal 2002 o dal 2003, affinché le incertezze odierne possano essere per ora accettate senza troppi patemi. Ci occuperemo innanzitutto delle Borse dei Paesi emergenti; quelle stesse che alla fine degli anni Ottanta e Novanta, per fragilità finanziarie e sviluppi disordinati, subirono una crisi che ricordò il 1929. I dati ce li fornisce una bella sintesi del Sole 24Ore del 10 luglio. La crisi di dieci anni fa colpì le «Tigri asiatiche» dellepoca: Singapore, Corea, Malesia, Taiwan e Hong Kong.
In due lustri le «Tigri» sono passate da cinque a dodici; tra le «nuove» giganteggiano Cina e India. Un vero spostamento dellasse economico mondiale e, parzialmente, anche finanziario. Dal 2005 lindice Morgan Stanley che rappresenta questi mercati ripassa quotidianamente il precedente massimo storico. Un indice che, dallottobre 2002, è salito del 340%, come dire quasi il quadruplo di Wall Street. Ma il fenomeno oltrepassa lAsia e coinvolge «nuovi» emergenti mondiali: America Latina ed Est Europa.
Tra i primi spicca il Brasile con un più 568% pari al 50% medio annuo; tra i secondi Budapest e Varsavia con rialzi superiori al 200%. Questanno guida le fila Shanghai (più 45%); le «vecchie Tigri» e lIndia sono più regolari e segnano rialzi per un più 17% e più 25%; anche se, rispetto ai massimi storici, Taiwan e Bangkok sono ancora indietro di oltre il 50%; come del resto Tokio che, pur ai massimi degli ultimi sette anni, dista per il 50% dal «top» del 1989.
Abbiamo tracciato questo quadro quasi «storico» per due motivi: 1) per segnalare agli investitori che direttamente o indirettamente attraverso i fondi di investimento o gli Etf, le Borse possono essere molto premianti; ma, e ciò vale specie per gli italiani, questo non può accadere se l80% del risparmio va in titoli di Stato ed il resto si diversifica assai poco. Occorre un grande progresso culturale. 2) Perché anche se il mondo continuerà a crescere per molti anni, alcuni dei mercati succitati (specie Cina) appaiono vulnerabili, mentre più sicura appare al momento la zona Europa e - superata lattuale crisi - anche quella Usa. Ancora attraenti anche molti Paesi dellEst Europa protesi nello sforzo di entrare nelleuro. Nel quadro globale più breve va rilevato che il famoso «decoupling» dellEuropa da Wall Street non si è verificato. Le Borse si muovono con intensità e crescita diverse ma in quanto a direzione è sempre Wall Street a dettar legge. Se apre bene le Borse aperte recuperano eventuali perdite; in caso contrario perdono i guadagni della mattinata.
In questo periodo in America ci sono diverse preoccupazioni legate alla crisi dellimmobiliare e alla disinvoltura con cui sono stati concessi prestiti con garanzie quasi inesistenti; il che getta ombre anche sul settore creditizio. Finora ogni scossone è stato recuperato perché i consumi non hanno subito contraccolpi; ma in questi giorni molte società legate al consumo hanno preannunciato o pubblicato risultati deludenti.
Chi ne ha sofferto di più è stato il dollaro; Wall Street è scesa ma poi è risalita. In luglio continueranno a uscire gli utili di quasi tutte le cinquecento società dello S&P; se saranno, come sembra, migliori delle attese, nel 2007 la battaglia tra tassi e inflazione da una parte e crescita e utile dallaltra sarà vinta dai secondi ed a fine anno molti mercati dovrebbero aver superato i massimi del 2000.
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