BOTTA E RISPOSTA

Egregio Direttore,
in riferimento all’articolo pubblicato lunedì 2 luglio a pag. 8 non confuto, ovviamente, i giudizi sulla mia persona e sul come ho fatto l’avvocato. Sono opinioni. Alcuni fatti sono, invece, talmente inesatti da imporre una correzione.
1. Ho assunto la difesa di collaboratori di giustizia dal 1990. Prima di allora avevo partecipato a numerosi altri processi (Piazza Fontana, strage di via Fani, omicidio del commissario Luigi Calabresi) e ad altri processi ho partecipato dopo (quale accusa privata o, anche, in difesa di imputati accusati di mafiosità da collaboratori di giustizia).
2. Ho iniziato a lavorare nel 1970. Nel 1975 mi sono trasferito a Roma, nello studio dell’avv. Claudio Gargiulo (e non Caruso), legale della Banca dell’Agricoltura.
3. Dal 1980, a Roma, ho aperto un mio studio e da allora ho sempre avuto un mio studio.
4. Non sono mai stato socio di studio del prof. Giorgio Gregori, che conoscevo e stimavo, ma con il quale non ho mai fatto neanche un processo. Non ho quindi ereditato lo studio Gregori né il suo lavoro. È inquietante, però, che possa sapersi (addirittura facendolo emergere dalla mia memoria) che, forse nel 1981, con l’avv. Giorgio Gregori e con il suo socio di studio, avv. Pietro Moscato, ci fu la vaghissima, e non coltivata, idea di aprire uno studio insieme. Una idea che durò lo spazio di un colloquio senza alcun seguito. Rimango quindi sbalordito del come qualcuno, oggi, dopo un venticinquennio, possa sapere di una conversazione vaga, cui non seguì neanche un approfondimento, confinata in remoti e faticosi ricordi.
5. Sono stato iscritto al Msi e, poi, ad An dal 1963 (avevo sedici anni) al 1998. Ho cessato di fare politica attiva, quando mi sono trasferito a Roma (1975).
6. Ho guadagnato e fatto guadagnare i miei collaboratori e colleghi, ma non con denaro di «fondi riservati». Le mie parcelle (ho fatturato sempre sino all’ultima lira) sono state emesse nel rispetto del tariffario forense. Le mie denunce dei redditi sono pubbliche.
7. Ho aderito all’Italia dei Valori agli inizi del 2002 e sono stato responsabile nazionale del Dipartimento Giustizia.
8. Non ho mai conosciuto personalmente l’on. Franco Servello. Il cosiddetto «gruppo degli 88» (non 101) visse (non penso che abbia mai operato) quando io non ero ancora nato.
9. Sono convinto della responsabilità di Adriano Sofri, convinzione radicale che discende da una profonda conoscenza degli atti del processo.


Non ho però mai, ripeto mai, espresso un giudizio contrario alla grazia, per rispetto del mio ruolo, della famiglia del commissario Calabresi e delle prerogative del capo dello Stato.
Grazie per l’attenzione e nel rispetto del suo lavoro.

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