Branduardi folk canta Elvis Costello e la leggenda del santo decapitato

Quando incise il primo album disse: «C’è chi procura il pane e chi, come me, le rose». È snob di natura Angelo Branduardi, ma la sua musica da trovatore non ne risente, anzi; il suo violino, riattato al folk, ha poi preso la strada di «alti» percorsi armonici (le Laudi di San Francesco). Ora, nel cd Così è se mi pare (titolo egocentrico) ritorna ad un folk policromo che resta la sua forma espressiva più sincera. Non è un ritorno a La fiera dell’est, ma un racconto cesellato in sei lunghe ballate personalizzate con dolorosa solennità. Sempre alla ricerca di personaggi non comuni, Branduardi dedica Gira la testa - con la complicità di Pasquale Panella - a San Gemolo, il santo decapitato dai briganti in ValGanna. La leggenda vuole che Gemolo raccolse la sua testa, salì a cavallo e tornò a casa per morire. Dal mito il bardo torna ai suoni celtici reiventando Barbriallen (Barbara Allen, una delle più note folk ballad, citata nel 1666 dallo scrittore Samuel Pepys e portata nelle hit parade da Joan Baez)il cui tema aveva già utilizzato nell’83 in Piano piano.

«Sono fuori dalle regole del mercato, perché chi corre da solo arriva primo», dice Branduardi, che così cesella con Maurizio Fabrizio (che dirige l’orchestra e per la prima volta scrive con lui)La ballata del tempo e dello spazio e poi adatta splendidamente alla sua estetica folkie e anarchica The Scarlet Tide di Elvis Costello (Il lungo addio) e Fairy Tale of New York dell’ex Pogues Shane MacGowan (Favola di Natale a NY) con quell’incredibile intreccio di immagini dolci e dialoghi brutali a due voci che solo a un vero trovatore possono riuscire.

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