Calabria, la vedova Fortugno mette sottosopra la Margherita

La moglie dell’ex vicepresidente ucciso dalla ’ndrangheta ha ereditato 5 mila tessere ed è pronta a farle pesare nel partito del governatore Loiero

Felice Manti

nostro inviato a Reggio Calabria

L’ombra di Fortugno si allunga sempre di più sulla Margherita calabrese. L’esponente reggino, vicepresidente della Regione Calabria, è stato assassinato più di 80 giorni fa a Locri durante le primarie del centrosinistra. Omicidio quasi sicuramente di ’ndrangheta, sulle cui indagini il riserbo è assoluto. La sedia di vicepresidente continua a rimanere vacante. Non la sua eredità politica, che è stata prontamente raccolta dalla vedova, Maria Grazia Laganà, riuscita nel compito di convincere i cinquemila militanti del circolo della Margherita del marito a confermare l’iscrizione al partito per il 2006. Cinquemila tessere pesanti, con le quali la vedova Fortugno, figlia di un ex parlamentare democristiano, medita di condizionare gli assetti interni al partito di Rutelli e dello stesso presidente Loiero.
Non l’ha presa benissimo il vero sostituto di Fortugno, Mimmo Crea, già esponente di primo piano del centrodestra nella passata legislatura. Il suo arrivo tra gli scranni della Margherita ha creato molti malumori nella federazione reggina, che già aveva storto il naso quando il coordinatore provinciale Giuseppe Sera aveva deciso di accogliere il transfugo dalla Casa delle libertà e il suo carico di voti personali.
Tante, troppe grane per il governatore calabrese Loiero. Nei giorni scorsi l’ex ministro si è auto-attribuito la paternità del ritardo nella scelta del sostituto di Fortugno alla vicepresidenza, ma la questione è più complessa. L’incarico infatti spetta a uno dei consiglieri della Margherita. Quella sedia brucia ancora troppo, così come la ferita aperta nel cuore dei palazzi calabresi della politica. E il tempo è una minaccia che rischia di incancrenire ancora di più il già teso clima in Regione. Il capogruppo della Margherita in Regione, Enzo Sculco, nell’ultima seduta del 2005, ha promesso di chiudere la partita entro gennaio. Quasi tutti i nomi proposti sono stati bruciati. Qualcuno nella Margherita sostiene che, per rompere gli indugi e mettere tutti d’accordo, Sculco potrebbe decidere di dare una mano a Loiero annunciando la sua disponibilità a subentrare a Fortugno, lasciando così l’incarico di capogruppo. Prima di farlo, però, deve cercare di trovare il suo sostituto, compito nient’affatto facile. Soprattutto visto che la vedova Fortugno potrà, a pieno titolo, dire la sua sul successore.
Ma per il governatore calabrese le grane non sono finite. L’Italia dei Valori l’ha messo nel mirino. L’assessore di riferimento del movimento di Di Pietro, Beniamino Donnici, è stato allontanato dal partito, ma Loiero ha deciso ugualmente di confermare il suo incarico. Nei giorni scorsi i vertici regionali dell’Italia dei Valori si sono incontrati a Lametia Terme, alla presenza di un altro ex esponente del centrodestra, Aurelio Misiti, grande tifoso del Ponte sullo Stretto, ex Direttore generale del Ministero dei Lavori pubblici ed ex assessore con la precedente giunta della Cdl. «Restiamo esterrefatti - recita una nota dell’Italia dei Valori - dalla sfacciata impudenza e dall’arroganza di Loiero, che pensa di incarnare monocraticamente la gestione del potere e continua a mortificare un partito intero che ha concorso al successo del centrosinistra in Calabria».
La seconda questione è quella relativa all’assessorato al Lavoro, dopo le dimissioni di Egidio Chiarella, esponente di Rifondazione comunista coinvolto nel caso Parentopoli per aver fatto assumere la moglie in una struttura speciale della Regione Calabria. Loiero ha infatti scelto Antonino De Gaetano, consigliere di Rifondazione comunista neanche trentenne, con alle spalle una esperienza assessorile al Comune di Reggio Calabria nella giunta di centrosinistra guidata da Italo Falcomatà. Le prime parole del neo assessore al Lavoro non sono piaciute affatto alla Margherita: «Voglio sconfiggere la precarietà in Calabria, lavorerò affinché non venga applicata la legge Biagi» ha detto De Gaetano, scatenando anche le ire della Cisl. «De Gaetano dovrebbe manifestare più prudenza quando parla di precarietà legata alla legge Biagi ed afferma di sconfessare una legge dello Stato in vigore da circa due anni» ha detto il segretario regionale della Cisl Rosetta Raso, che ha imbastito la difesa d’ufficio della legge voluta dal governo Berlusconi.

«Se l’assessore afferma l’equazione precarietà-legge Biagi non conosce la storia della legislazione italiana e regionale in materia di mercato del lavoro perché le flessibilità sono nate molti anni prima. La Biagi ha in parte regolamentato l’esistente ed in parte ha introdotto strumenti innovativi che le regioni devono recepire e normare».

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