Cambia il procuratore. E l’inchiesta rinasce

L’inchiesta a carico dell’ex sindaco democratico di Bologna è un fascicolo a due velocità. C’è una prima fase di accertamenti rapidi quanto inconcludenti, e una seconda che invece ha scoperto lo scandalo che ha portato alle dimissioni di Flavio Delbono e gettato nel panico il Pd emiliano. Che cos’è successo nel frattempo? Che cosa ha determinato questa svolta repentina e inaspettata? Due fatti legati strettamente.
Il primo è l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari Giorgio Floridia che respinge la richiesta di archiviazione avanzata dai pm. Il secondo è l’ordinanza che è stata emessa mentre era in arrivo un nuovo procuratore capo. Un magistrato siciliano, proveniente dall’Antimafia, estraneo alla procura di Bologna e ai suoi rapporti con i poteri locali.
Ecco spiegato perché Delbono due mesi fa poteva guardare dall’alto al basso l’inchiesta mentre oggi è finito nella polvere. Il nuovo procuratore ha aperto le finestre del palazzo di giustizia e ha cambiato l’aria. Il suo predecessore, Enrico Di Nicola, magistrato stimato e capace (fu lui, tra l’altro, a catturare gli assassini di Marco Biagi e a risolvere il caso del piccolo Tommaso Onofri), ora che è in pensione accetta consulenze dalla Regione Emilia-Romagna e partecipa ai convegni di Pd e Idv. I suoi colleghi non hanno mai scomodato più di tanto i poteri forti della città, come ha denunciato di recente il deputato pdl bolognese Enzo Raisi. Sarebbe finita in nulla anche l’inchiesta su Delbono, la sua ex fidanzata e i loro viaggi-vacanza spesati dalla Regione. Le indagini scattano durante la campagna elettorale della primavera scorsa per il ballottaggio a sindaco, quando il candidato del centrodestra Alfredo Cazzola svela le accuse di Cinzia Cracchi. I pm Luigi Persico e Massimiliano Serpi aprono due fascicoli: uno contro ignoti sulle trasferte, l’altro contro Cazzola denunciato per diffamazione da Delbono. Perché contro ignoti? Perché l’ipotesi iniziale non riguarda Delbono: gli inquirenti ritenevano che i presunti intrighi andassero a vantaggio di funzionari della Regione.
Persico e Serpi, «per non turbare la campagna elettorale», decidono di darsi tempi strettissimi: un mese e mezzo per esaurire i controlli. E scrivono alla Digos che sulle verifiche avrebbero operato «esclusivamente i magistrati assegnatari, senza delega agli organi di polizia giudiziaria». La materia è così scottante che i magistrati non si affidano a nessun altro. Operano in prima persona. Ma non ricavano molto.
Dagli uffici pubblici ricevono la documentazione delle trasferte relative al 2003 e 2004, cioè all’inizio della relazione sentimentale tra i due, quando Cinzia lavorava in Comune e il primo periodo in Regione come segretaria di Delbono. Le carte non evidenziano nulla di strano: le missioni sono poche e scarsamente significative. La signora viaggiava con il vice di Vasco Errani come componente del suo staff. A fine settembre viene depositata la richiesta di archiviazione.
Nel frattempo c’è del movimento ai vertici del palazzaccio di piazza Trento e Trieste. Il dottor Di Nicola è in pensione dall’estate 2008. La procura è in mano a un reggente, Silverio Piro, già destinato a guidare la procura di Velletri. Anche Persico, storico pm bolognese (fu lui a reggere la procura nel passaggio tra Fortuna e Di Nicola), attende di trasferirsi: lo aspetta la procura generale presso la corte d’appello di Bologna. La commissione incarichi direttivi del Csm ha proposto quattro nomi come eredi di Di Nicola: Ilda Boccassini, Italo Materia, Franco Roberti, Giancarlo Tarquini. Regna l’incertezza. Ma a metà settembre 2009 la spunta un outsider, Roberto Alfonso, per 15 anni sostituto procuratore alla Direzione nazionale antimafia. Il quale si insedia il 15 dicembre.
In questo interregno, il 1° dicembre scorso il gip Floridia decide di non archiviare. Anche se la sua ordinanza non ne fa cenno, tuttavia si intuisce che lo spazio per approfondire le indagini c’è tutto: per esempio, si può scavare negli anni successivi al 2004. Nei quali in effetti è successo un fatto nuovo. Fino ad allora, anche la Cracchi figurava in missione come segretaria. Ma evidentemente qualcuno doveva aver fatto notare a Delbono un particolare: non era opportuno che la signora ricevesse lo stesso trattamento del vicepresidente. Da quel momento, Cinzia risultava in ferie nei viaggi a fianco del compagno.
Il fascicolo resta a Serpi, che però viene affiancato da un altro magistrato, Morena Plazzi.

La quale prende in mano l’inchiesta, anche perché Serpi chiede di essere sollevato da quell’incarico. Sola a gestire un caso così delicato, la Plazzi convoca nuovamente Cinzia e incarica la Digos di svolgere ulteriori accertamenti. Il resto è storia di questi giorni.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica