La canea anti Cav va in scena persino al Festival

A proposito dei comici Luca e Paolo all’Ariston è giusto che Mediaset non selezioni il suo personale in base al colore politico. Ma è anche giusto che una volta assunti e diventati famosi si astengano per ragioni di buon gusto dal fare dichiarazioni politiche o ironie contro la posizione del loro datore di lavoro. Ne hanno diritto è vero. Ma lo stesso diritto ce l’ha l’azienda di fare a meno dei loro servigi in caso di contratti scaduti e da rinnovare. Fuori pertanto da Mediaset tutti coloro che sputano nel piatto ove mangiano, quando ovviamente la legge lo consente. Mediaset deve difendere il lavoro di tutti gli altri. Frenare la sinistra e il suo odio è un atto di difesa per tutta Mediaset. Non è peregrina l’idea che tornata al potere la sinistra faccia tabula rasa di tutte le TV di Berlusconi. Valle a spiegare poi che i Berlusconi erano democratici!
Roma

Siamo stati sommersi da email, fax, telefonate di lettori furiosi per il siparietto di questi Luca e Paolo nel corso della prima serata del Festival. E la furia non era tanto rivolta all’ennesimo sbeffeggiamento del presidente del Consiglio, quanto al conformismo degli autori di scaletta e testi (Ivano Balduini, Martino Clericetti, Simona Ercolani, Michele Ferrari, Federico Moccia e Francesco Valitutti, per la precisione) i quali, per quel monumento alla ricreazione nazionalpopolare che è Sanremo, non hanno saputo trovar di meglio o impedire che una frusta tiritera antiberlusconiana sul dossieraggio/sputtanamento. Pensando che in tal modo - e se lo negano sono dei bugiardi - avrebbero ottenuto il riconoscimento della sinistra intellettuale (quella che con la puzza sotto il naso segue il Festival come «fatto di costume»), un attestato di buona condotta politicamente corretta senza poi parlare del plauso della canea antiberlusconiana. E infatti così è stato. Atto dovuto. Tre minuti di gorgheggi e Luca e Paolo sono stati assunti nell’empireo dei combattenti per la libertà, degni eredi degli eroi della Resistenza, gli Enrico Toti della Repubblica Etica e Togata. Dicono alcuni che i due siano dei comici emergenti e non saremo certo noi a metterlo in dubbio. Però se è ciò che emerge è quello, meglio che torni sommerso. A far ridere, oggi, prendendo a pretesto il bunga bunga non ci provano nemmeno i cabarettisti meno smaliziati, ma non ignari che se c’è una cosa che uccide comicità e satira e la ripetitività maniacale nella scelta dell’argomento sul quale imbastire la gag. Lo stesso discorso vale per gli autori sanremesi, che immaginiamo profumatamente pagati e per il direttore artistico Gianmarco Mazzi che ha consentito il volgare e artisticamente miserrimo siparietto. Buono per una convention dei seguaci di Bersani e della Bindi, non per una trasmissione che, lo sanno anche i sassi, non è seguita dallo stesso pubblico (o «popolo») che s’incolla come mignatta all’Anno Zero di Michele Santoro. Quanto poi a sputare nel piatto ove si mangia, caro Torrenti, non credo proprio che Berlusconi lo sottrarrà da sotto il naso di Luca e Paolo. Anche perché se cominciasse a farlo, dovrebbe ricorrere una colonna di Tir, per tanti piatti che offre a tanti suoi denigratori.

Resta, però, la questione della correttezza: a quel Luca e a quel Paolo non sarebbe costato molto rifiutare lo sketch (qualcuno l’avrebbero fatto fare a Morandi, a Belen, una vale l’altro). Oppure, avrebbero potuto porre una condizione: farne poi un secondo su Vendola col pistolino di fuori. Tanto, è satira, no?
Paolo Granzotto

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