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«Canto l’amore e non sono più italiana»

da Milano

Ovvio, c’è l’imbarazzo della scelta: la prima donna di Francia, la signora Carla Bruni Sarkozy domani pubblica il suo terzo cd e quindi sui giornali francesi e belgi c’è la sagra delle sue dichiarazioni. Nel giro di due giorni, la dama ha detto di tutto. Primo: è ben felice di essere diventata cittadina francese e adieu all’Italia. Secondo: tutti le guardano la pancia appena cresciuta ma «io non sono incinta anche se mi piacerebbe davvero avere un bambino». Terzo: lei, che è «epidermicamente di sinistra», ha precisato di «non esercitare alcun ruolo politico». E poi altre chicche in ordine sparso, tipo che «non dedico abbastanza tempo agli incontri ufficiali» o che «non ho una coscienza politica troppo sviluppata». Tanto per capirci, il quotidiano Le Soir ha dedicato due pagine al nuovo disco, France Inter rivela che il lavoro delle premiere dame è «un mestiere come un altro, un mestiere onesto» e Vsd ci rende noto che «è più difficile rimanere incinta a 40 anni che a 25». Insomma, è un gran momento per lei, una festa per i tabloid e un sereno divertimento per chi ascolterà il cd (che si può ascoltare in streaming gratuito sul sito carlabruni.com).
Innanzitutto il titolo dell’album è involontariamente umoristico. La donna che in sei mesi ha cambiato la propria vita, facendosi invidiare da tutto il mondo o giù di lì, lo ha intitolato Comme si de rien n’etait, che sta per «come se niente fosse», il che, capite tutti, è quantomeno sorprendente (anche se il titolo viene da una foto scattata dal fratello morto da poco). E poi ci sono le quattordici canzoni, che fortunatamente si scordano l’atmosfera pesantissima e noiosa del precedente cd No promises e ritornano a quelle del debutto Quelqu’un m’a dit, un bel disco che nel 2002 si meritò due milioni di copie vendute.
Stavolta Carla Bruni ha fatto le cose ancora più sul serio, zigzagando senza imbarazzi tra ballate malinconiche come l’iniziale Ma jeunesse fino alla chitarra quasi country di Tu es ma came e passando per folk, blues e persino bluegrass. Come precisa la cartella stampa, sintetica ed elegante come deve essere quella di una signora nella sua posizione, Carla Bruni si concentra «sulla struttura delle canzoni e per nulla sul loro vestito». Su quello, c’è da dire, ha già dato in qualità di top model. E comunque lei «possiede la gioia della disperazione». Mamma mia che poesia. Ma, visto che è una donna di mondo, lei sa che per far parlare del suo disco ci vogliono i trucchetti per compiacere i diversi tipi di pubblico. Tipo: cantare (discretamente) il brano You belong to me di Bob Dylan. Oppure scegliere e interpretare (così così) una canzone di Francesco Guccini, Il vecchio e il bambino.

O infine adattare una poesia di Houellebecq in La possibilité d’une île, che è il secondo brano e tutto sommato si merita un bell’applauso. In poche parole, tutto prevedibile: un buon disco di cui l’unica cosa memorabile sarà probabilmente il bailamme con cui da domani sarà accolto in tutta Europa.

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