Per uno come lui, moderato fin dal luogo di nascita, Cavour, è una mezza capriola. Giorgio Merlo, cattolico, ex Dc, ex Ppi, ex Margherita, oggi Pd, benedice la creatura nata su iniziativa del trio Santoro-Travaglio-Spinelli. «È positivo - spiega il vicepresidente della commissione di vigilanza Rai - che Santoro ed altri abbiano annunciato la nascita del movimento politico Per legittima difesa». Insomma, Merlo, che si era formato col vecchio, felpato linguaggio democristiano, si sbilancia e corre ad abbracciare i triumviri che vogliono difendere la magistratura come Mazzini, Saffi e Armellini la repubblica romana. «Uniniziativa coraggiosa - la definisce Merlo - che mette fine alle strumentalizzazioni che accompagnano settimanalmente il conduttore di Annozero».
Di solito, Merlo nei suoi interventi in commissione teneva a distanza Santoro e i suoi format iconoclasti. Non sposava il furore giustizialista e non partecipava ai girotondi intorno alla procura. Ma i tempi cambiano: i triumviri fanno sul serio, programmano manifestazioni, attaccano a testa bassa Berlusconi. E Merlo si mette in coda.
Devesser elettrizzante sentirsi dalla parte del nuovo: lui, lui che dopo tre legislature avrebbe dovuto farsi da parte ed era stato ripescato con altri pezzi grossi alla generosa lotteria delle deroghe, lui ora guarda avanti. Sempre più avanti: «La nascita di un movimento politico è sempre da incoraggiare e rappresenta sempre un contributo per rafforzare il pluralismo e la dialettica democratica nel nostro paese. Anche in vista di possibili elezioni anticipate».
Non è un endorsement, ma è pur sempre una manifestazione di simpatia. Poi si ricorda delle sue origini piemontesi, anzi sabaude, e ingrana sobriamente la retromarcia: «Ma se il servizio pubblico, al di là di tante chiacchiere e tante rassicurazioni, si limita ad essere una sommatoria di faziosità e una pluralità di partigianerie, cessano le motivazioni stesse della sua presenza».
Insomma, Santoro, che già tracima di suo, fa bene a tracimare verso la politica, ma Santoro e i suoi format non siano faziosi. Un piccolo capolavoro, nel suo genere. E unaltra mezza capriola del commissario che vigila sui nostri palinsesti.
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