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«Caro Macalli, sono guarita dal tifo ma vorrei le mie ceneri sotto la Nord»

«Caro Macalli, sono guarita dal tifo ma  vorrei le mie ceneri sotto la Nord»

Lettera aperta al presidente della Lega di serie C Mario Macalli. In merito alla sua affermazione sulla parola «tifosi» che dice derivante da tifo malattia pericolosa e contagiosa desidero precisarle quanto segue: negli anni ’50 bambina undicenne ebbi la sfortuna di essere contagiata dal tifo; dopo 42 giorni di febbre e circa un anno di cure mi vennero sperimentati i primi antibiotici, guarii completamente. Oggi, caso strano del destino, per debellare un’altra brutta malattia Lmc sto sperimentando un farmaco con buoni risultati. Che cosa c’entra questo, si chiederà?
Questi due paragoni sono la testimonianza che da malattie «pericolose», si può guarire, mentre dalla malattia Genoa non si guarisce, perché il Genoa non è solo una squadra di calcio, ma, è l’essenza del calcio italiano, è un rapporto indelebile tra squadra e città, è un modo di vivere, per cui tra i genoani non esistono caste e dislivelli sociali, mentre le opere di beneficienza sono ai primi posti dell’attività del popolo genoano che primo nel mondo ha donato il sangue prima della partita Genoa-Cosenza e poi proseguito, primo a visitare ospedali, primo a vivere quotidianamente nel sociale della città con interventi mirati per anziani e bambini ecc. ecc. Primo ad aver sopportato una retrocessione ingiusta urlando una rabbia pacifica. Primo a sopportare penalizzazioni ogni domenica anche per motivazioni banali (vedi Pavia), senza trascendere, insomma Primo e sempre primo in tutto; forse per questo da umiliare e prendere a schiaffi con azioni persecutorie dal giorno infausto della C?
Si liberi presto signor Macalli del Genoa, se non vuole trasferte oceaniche che anche pacifiche danno fastidio, perché ella potrà parlare, sbraitare, mortificare Genova e il popolo rossoblù perché questo sarà sempre presente ad urlare il suo amore perché il Genoa è Genova è Liguria è essere promogeniti, proprio come il primo uomo europeo che era ligure, come lo scopritore dell’America, come gli emigranti liguri che hanno portato e fatto rispettare il nome Genoa nel mondo, sotto la bandiera di S.

Giorgio tinta di rossoblù come l’alba e il tramonto della terra ligure che avevano lasciato.
Conclusione: di tifo e leucemia si guarisce. Di Genoa no. Eternamente genoani!
Il mio sogno? Le mie ceneri sotto la mitica Gradinata Nord!

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