Caro Sindaco che verrai, alla fine ce la farai e sarai Sindaco di questa mia Genova. Avrai attraversato umilianti primarie, o sarai stato nominato in extremis da un centro destra distratto e sicuro di andare al martirio. Oppure, ancora, avrai fatto il salto mortale: lista civica, ballottaggio e nella confusione generale sarai caduto in piedi.
Caro Sindaco che verrai, vorrei che dalle primarie tu fossi uscito senza esserti sporcato con il sangue di Caino. Vorrei che le primarie, se proprio tu le devi fare, rivelassero il tuo lato migliore, la tua capacità di unire e non di dividere. Vorrei non vederti lordato dal fango di chi dovrebbe starti accanto.
Se invece avrai la fortuna di non dover passare le forche caudine delle primarie, vorrei che tu non fossi il portaborse vecchiotto di qualche potente, né l'imbecille abbastanza ricco da potersi pagare da solo la campagna elettorale e quindi per questo mandato al macello. Vorrei che tu fossi un sognatore e sapessi andare alla sconfitta con entusiasmo, consapevole che non è da questi particolari che si giudica un politico.
Se poi sei un acrobata, un funambolo, un vero signore degli anelli, sono pronto a inchinarmi a te perché so che stai giocando senza rete e che hai la vittoria davanti e il fuoco amico alle spalle.
Caro Sindaco che verrai, ora che non ci sei ancora, ora che ancora posso immaginarti come voglio, ti racconto come ti vorrei. Se penso a un sindaco penso (...)
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