Case piene d’amore contro la malattia

Settantacinque posti letto nella sola città di Genova, molti di più nel resto d’Italia. Appartamenti arredati con i colori vivaci che esorcizzano gli spettri della malattia. Specie quella più crudele che colpisce i bambini. È la realtà dell’associazione Cilla, che si occupa di sostenere le famiglie che hanno parenti ricoverati negli ospedali cittadini, soprattutto quelli che richiamano di più persone da fuori Genova, primo il Gaslini. Tutto nasce dall’amore per Maria Letizia Galeazzi, Cilla per gli amici, che scompare tragicamente a 15 anni in un incidente d’auto il 5 luglio del 1976. Il padre Rino, noto oncologo, scopre, leggendone i diari, una figlia animata dall’esperienza di Comunione e Liberazione e ne resta profondamente colpito, specie per i ritratti che la figlia gli dedica, «Com’è difficile parlare del Signore a mio padre: per lui esistono solo i volantini della legge 82 che gli hanno mandato, o la conferenza sull’occupazione in cui Cl si deve pronunciare...». La svolta arriva quasi per caso dopo tre anni, quando una giovane donna di Asti, gravemente malata, amica di famiglia, si rivolge al dottor Galeazzi per ricevere aiuto. Lui l’accompagna addirittura a Parigi per farla curare, dopo aver organizzato per lei una raccolta di fondi. La circostanza apre la strada per creare l’unione tra persone al fine di sollevare chi soffre da problemi pratici, con l’accoglienza e il consiglio. Dopo la morte di Rino Galeazzi, nel 1988, la responsabilità dell’associazione viene affidata a Salvatore Albanese, anche lui medico che dice «C’è sempre un po’ di ironia quando penso che la persona che ha sconvolto di più la mia vita è una ragazzina che non ho mai conosciuto». La solidarietà si allarga, diventa «contagiosa» e altre città italiane se ne fanno parte proprio come volevano Elsa Strata e Rino Galeazzi, mamma e papà di Cilla.
Oggi Mario Baroni, genovese che guida la Fondazione Cilla, ama raccontare la propria esperienza nell’associazione, nel segno dell’amicizia con don Giussani e attraverso la Compagnia delle Opere. E con i tanti progetti in cui Genova ha saputo eccellere. «Al Gaslini di Genova vengono ricoverati circa 15-16 mila bambini ogni anno provenienti da regioni molto distanti dalla Liguria - spiega Baroni - Generalmente i bambini sono accompagnati dai genitori che hanno bisogno di ospitalità». A Genova esistono la casa di accoglienza «Rino Galeazzo» e «Don Alberto Zanini»: la prima è dotata di 22 posti letto in camere da due o tre letti, ed è concessa alla Fondazione Cilla dall’Opera Don Orione. La «Casa don Zanini» ha otto posti letto a meno di 200 metri dall’ospedale San Martino: in entrambe le strutture gli ospiti possono utilizzare gli spazi comuni come cucina, salotto e lavanderia.
Sono 15 i posti letto della «Casa Elsa Strata», concessa dalla Fondazione Gaslini dal 2004. «Grazie alla Fondazione Carige - spiega Baroni -, è nato il centro di accoglienza Giovanni Culcasi, con 9 appartamenti per i piccoli del Gaslini. Si trova nel quartiere Azzurro di Nervi e la direttrice Maria Culcasi è la mamma di Giovanni, il bimbo morto a dieci anni dopo una grave malattia, e che ha voluto, proprio in ricordo del figlio, continuare per le altre famiglie l’opera di sostegno che l’associazione aveva dato a lei. A Nervi il quartiere ha dato prova di una solidarietà straordinaria, i negozianti aiutano le famiglie dando loro quello che possono, il panettiere fa le torte di compleanno praticamente gratis, il fruttivendolo, consegna alla sera le cassette di frutta e verdura avanzate dalla giornata». Le storie di solidarietà si intrecciano e si moltiplicano nell’associazione Cilla. Baroni e la sua famiglia trascorrono il tempo libero nelle case di accoglienza dando conforto alle famiglie, ascoltandole, creando momenti di aggregazione.

«La parola che ci piace di più è condivisione, più che accoglienza - dice Baroni - Abbiamo realizzato anche una forma di banco alimentare, per sostenere le famiglie anche nella spesa quotidiana, inoltre stiamo studiando con la Fondazione Carige un buono famiglia di 3-4mila euro all’anno a chi si trova in grave difficoltà».

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