Casini: «Non c’è la superiorità morale della sinistra»

da Roma

«A me una cosa non va giù, e lo dico con chiarezza». Pier Ferdinando Casini abbandona per un attimo l’aplomb istituzionale che lo contraddistingue, e ai microfoni del Tg3 confida cos’è che, nel dibattito sul risiko politico-bancario-giudiziario di questi giorni, proprio non riesce a mandar giù: «Il fatto che si evochi ancora la superiorità morale del centrosinistra».
«Non c’è in Italia superiorità morale di nessuno - sottolinea con forza il presidente della Camera dei deputati -. Ci deve essere rispetto per tutti: rispetto per gli uomini e le donne della sinistra, anche nel mondo della cooperazione, ma - rimarca - lo stesso rispetto meritano gli uomini, le donne, i militanti, i dirigenti del centrodestra, che non hanno una dose inferiore di idealità e di moralità». Esistono «dei ladri in politica - spiega ancora Casini -; questi ladri vanno perseguiti ed espulsi, perché sono la zona infetta della politica, ma non c’è nessuno che possa dire che è un problema degli altri».
Interpellato sul recente attacco sferrato dal presidente del Consiglio a proposito del caso Unipol e degli intrecci tra affari e politica, e sulla replica dell’opposizione, il numero uno di Montecitorio ha spiegato che «Berlusconi è un uomo di industria, e lo sanno tutti gli italiani», come «lo sapevano quando scese in campo. Il tema vero in queste ore è il dibattito nella sinistra e le affermazioni di importanti esponenti della coalizione».
In ogni caso, «credo in linea di massima che i fatti giudiziari non influenzino la politica quanto pensano i mass media - osserva il presidente della Camera dei deputati -, o quanto pensiamo noi addetti ai lavori. Ma una cosa deve essere chiara: a me non piace e non voglio partecipare ad una campagna elettorale di veleni, voglio parlare dell’Italia e dei problemi degli italiani, perché questo serve. Il resto - chiosa - è una fuga dalla realtà».
Inevitabile un riferimento alla pubblicazione sugli organi di stampa delle intercettazioni telefoniche nell’ambito delle inchieste sul risiko bancario. «Gli spezzoni di intercettazioni apparsi sui giornali sono sempre un fatto barbaro - è il duro giudizio di Casini -. Riguardino Fazio o Fassino sono un fatto barbaro». Quanto alla possibile approvazione del disegno di legge che introduce un giro di vite per chi divulga e pubblica conversazioni coperte dal segreto, alla luce del poco tempo rimasto a disposizione prima che le Camere vengano sciolte, «se c’è la volontà politica di maggioranza e opposizione - afferma il presidente della Camera -, venti giorni possono bastare. Se no, evidentemente parliamo del nulla».


Nel corso della lunga intervista al telegiornale della terza rete Rai, Pier Ferdinando Casini è stato interpellato anche a proposito della riforma della legge sulla cosiddetta «par condicio». «Non è un problema all’ordine del giorno - ha risposto il presidente all’intervistatore -. Ormai è un problema superato».

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