Caso Ruby, depositato alla Consulta il ricorso contro le toghe di Milano

Il ricorso della Camera è per il conflitto di attribuzione del processo. La decisione arriverà però tra un anno

Caso Ruby, depositato 
alla Consulta il ricorso 
contro le toghe di Milano

Roma - È stato depositato oggi alla cancelleria della Corte Costituzionale il ricorso per conflitto di attribuzione sollevato dalla Camera dei Deputati nei riguardi della magistratura di Milano sul caso Ruby. Il conflitto era stato votato dall’aula di Montecitorio lo scorso 5 aprile.

La decisione della Corte Costituzionale su chi abbia ragione tra magistratura di Milano e Camera dei deputati sarà, tuttavia, non rapida. Come tutti i conflitti di attribuzione, anche quello che riguarda il premier Berlusconi avverrà in due fasi, per un tempo complessivo che mediamente è di un anno. Si comincerà con una preliminare verifica di ammissibilità (data per scontata in ambienti di Palazzo della Consulta, dal momento che ci si limiterà a riconoscere come titolati i due poteri dello Stato che hanno avviato il braccio di ferro) che probabilmente sarà fissata dall’attuale presidente facente funzione della Corte Paolo Maddalena non prima del prossimo autunno dal momento che i ruoli fino all’ultima udienza estiva del 5 luglio sono pressoché pieni. A seguire, i giudici costituzionali dovranno poi decidere la questione nel merito. E tra un momento e l’altro passeranno diversi mesi, tenuto conto che almeno 60 giorni sono necessari alla notifica dell’ordinanza di ammissibilità. Salvo accelerazioni, il verdetto della Corte potrebbe arrivare dunque tra febbraio-marzo 2012. Nel frattempo andrebbe avanti il giudizio della quarta sezione del tribunale di Milano, dinanzi alla quale Berlusconi deve rispondere di concussione e di prostituzione minorile.

A meno che, dopo la preliminare ammissibilità del conflitto, i giudici di Milano non ritengano opportuno sospendere, in attesa che la Consulta chiarisca definitivamente se spetti alla Camera o meno l’ultima parola sul potere di valutare la ministerialità di un reato. 

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