Cayenne, esame di maturità

Finalmente è tornata, tutta nuova, tronfia della sua stazza, piena dell’opulenza che l’ha contraddistinta: è la Porsche Cayenne. Per molto tempo è stata criticata sotto ogni punto di vista, eppure è uno dei modelli più venduti. Una cosa è certa: la Cayenne è divenuta subito un simbolo, anzi il simbolo dell’opulenza su quattro ruote. Chi ha i soldi? Chi si può comprare la Cayenne, perché può permettersi di scorrazzare per le strade cittadine con una macchina in grado di percorrere, nella migliore delle ipotesi, 4 chilometri con un litro di benzina.
E poi è grossa, grassa, poco in linea con il know how di Porsche, un fuoristrada che non ha mai visto uno sterrato, un’auto sportiva da più di due tonnellate. Eppure il trionfo è stato stratosferico, sono sicuro che neanche in Porsche se lo sarebbero mai aspettati. Ma è successo, e ora, dopo anni di prolifica attività, va in pensione e viene rimpiazzata da un modello più maturo sotto tutti i punti di vista. La nuova Cayenne cresce di poco nelle dimensioni (4,846 metri di lunghezza per 1,939 di larghezza), ma dimagrisce parecchio, addirittura 180 kg in meno rispetto al modello precedente, (nella versione S) grazie al largo utilizzo di leghe leggere per il telaio e parte della carrozzeria.
Anche nelle linee migliora, guadagnando proporzioni più ingentilite che si sviluppano partendo da un muso molto bombato e curvo nella parte anteriore, con enormi prese d’aria perfettamente integrate ai fari a led, e un posteriore meno spiovente, più da coupé, che termina dilungandosi fino al paraurti. La parte meno riuscita è forse proprio quest’ultima: i gruppi ottici sono di dimensioni troppo generose e si appiattiscono in maniera innaturale all’interno del portellone. L’impressione generale è quella di trovarsi di fronte a una vettura più orientale che europea, ma probabilmente è proprio questo il punto d’arrivo.
Il modello precedente era stato sviluppato per gli Usa dove i Suv costituivano il grosso delle vendite. Oggi nei piani di penetrazione di Porsche i mercati orientali rappresentano una priorità e la Cayenne, se piace, vende. Comunque i tedeschi hanno pensato anche a noi, soprattutto per quanto concerne la gamma motori: oltre ai modelli a benzina da 300, 400 e 500 cv, ci sono anche le versioni più parsimoniose: diesel da 240 cv e ibrida con motore compresso da 333 cv, in abbinata con un propulsore elettrico da 34 kW per un totale di 380 cv.
Attenzione, c’è anche il sistema start/stop di serie che, insieme alla riduzione di peso e un lavoro di affinamento di tutta la meccanica, contribuisce all’abbattimento dei consumi del 23%. Gli interni acquistano i nuovi stilemi introdotti dalla Panamera e sono in perfetto stile teutonico.
All’interno ci si trova avvolti da un mare di pelle (perfino nelle bocchette dell’aria).

Nonostante l’aumento dell’abitabilità, dovuta all’incremento del passo, tutto rimane a portata di mano. Forse il navigatore touch screen è un po’ distante da raggiungere ma, data la posizione rialzata, è di più facile consultazione.
Insomma, la Cayenne matura molto, ma rimane sempre un’auto impegnativa da possedere.

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