Cena con Berlusconi «Ma senza parlare di calcio e arbitri»

«Otto o undici punti dalla Juve non cambiano la realtà: a questo punto non ci resta che la coppa dei Campioni». La resa ufficiale e solenne pronunciata da Silvio Berlusconi nella notte algida del derby perso dopo una vita, è una specie di spartiacque per l’ultimo Milan appena uscito dalla rincorsa nei confronti della Juve-concorde, col quarto posto, scavalcato la sera prima dalla Fiorentina e la sera successiva dall’Inter dell’ultrà Mancini. Non è l’unica, non è nemmeno la più importante. Chè la seconda puntella, dopo la frase ad effetto di Adriano Galliani, la panchina di Carlo Ancelotti. «La sua posizione è solidissima» scandisce Silvio Berlusconi e la frase non può essere sottoposta ad alcuna manipolazione. È così e basta. Neanche una parola sull’arbitro e sulle sue discusse scelte, sui tre gol macchiati, la mancanza del fallo sul primo rigore, la mancanza del fallo sulla punizione di Adriano, la mancanza dell’angolo sull’azione del 3 a 2. «L’arbitro? Buonanotte» così Silvio Berlusconi esce via dall’angolo e fa ritorno a casa.
Anche a cena, alla prima cena post-derby tra Inter e Milan, il calcio resta il grande assente. «Abbiamo parlato d’altro tutto il tempo, anche per non parlare di calcio perchè so che gli sarebbe dispiaciuto» è la motivazione fornita ieri pomeriggio da Massimo Moratti, il padrone di casa. Al suo tavolo, con il premier e Galliani, con Tronchetti Provera e Facchetti, anche il nuovo prefetto di Milano Lombardi e il comandante dei Carabinieri. Una sola curiosità: Carlo Ancelotti, in versione single, senza la moglie Luisa al seguito cioè, è stato accolto volentieri, Roberto Mancini si è tenuto lontano dall’evento. Non fa mistero della cordiale antipatia nei confronti del Milan e in particolare di Galliani e ne viene generosamente ricambiato.
Al derby Silvio Berlusconi ha riservato, invece, lo stile di sempre. Fece una smorfia all’epoca del gol di carambola di Kakà, quasi per segnalare il ruolo decisivo del destino, questa volta si presenta allo spogliatoio dell’Inter per i complimenti di rito. A parti invertite si ricorda l’episodio analogo dopo la semifinale di Champions League (aprile 2003). Stretta la mano all’Inter, ecco il massaggio al cuore malandato e maltrattato del Milan. «Berlusconi è stato il primo a incoraggiarci» riferisce Mauro Tassotti, il collaboratore più stretto di Ancelotti: smentite le ricostruzioni di un premier adirato con il Milan per l’esito della sfida. A sentire i testimoni, ha interpretato un copione diverso, completamente diverso. «Tirate su il morale dei ragazzi, mi sembrano un po’ troppo abbacchiati» è stata la frase soffiata ad Ancelotti dal presidente-simbolo dei rossoneri. «Il Milan avrebbe meritato il pareggio più che la sconfitta» è la sua tesi pronunciata ad alta voce, dinanzi ai cronisti rimasti in attesa della conclusione della cena.

Non lo ha deluso il Milan del derby, lo ha deluso solo il risultato complessivo in campionato e la necessità di dover puntare, a metà dicembre, sulla coppa Campioni. «Non ci resta altro» chiude. E forse il suo pensiero ritorna a quella notte di Istanbul che ha cambiato la vita di Ancelotti e dei milanisti tutti.

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