Sono nel mondo dello sci da tanti anni, ma confesso di aver scoperto solo in questi giorni che oggi si festeggiano i centanni della discesa, o meglio si rievoca la nascita della prima discesa dello sci che allora si chiamava giustamente discesa libera, perché si stabilivano una partenza e un arrivo, poi ognuno scendeva come e dove voleva. Prima esistevano il fondo, che era soprattutto un mezzo per spostarsi nella neve, oppure il telemark, disciplina in cui si scende spostando in avanti uno dei due sci e poi si fa una specie di inchino che consente la curva.
La discesa cosiddetta libera, lemblema dellaudacia bianca, può essere ricondotta effettivamente a quella prima gara organizzata sulle nevi di Crans Montana, in Svizzera, il 7 gennaio del 1911, una vera e propria competizione con tanto di coppa per il vincitore offerta dal leggendario Lord Roberts of Kandahar, un maresciallo dellimpero britannico che aveva ottenuto lappellativo nobiliare proprio dalloccupazione della città afghana per conto della regina Vittoria.
Ad organizzare realmente levento fu in verità un altro inglese, amico del militare, Arnold Lunn, che fondò lo sci club alpino e fece gareggiare i suoi connazionali in vacanza sulle nevi svizzere. Al nome di Lord Kandahar rimase però legata questa prima discesa e soprattutto la classica combinata dellArlberg-Kandahar, una manche di slalom e una discesa, che si correrà a St.Anton, in Austria, dal 1928, ideata dallo stesso Lunn e dallaustriaco Schneider.
Fino ad allora la discesa era andata avanti in modo molto marginale, ma la nascita della combinata dellArlberg-Kandahar ne segnò la consacrazione, tanto che questa manifestazione per anni fu il punto di riferimento dello sci, levento più importante a parte campionati del mondo e olimpiadi, almeno fino a quando è nata la coppa del mondo, tanto che adesso non si svolge nemmeno più.
Per quanto riguarda lo sci alpino, la discesa è stata sempre la disciplina più seguita e la più ammirata, forse perché mostra il brivido della velocità e lo spettacolo viene accompagnato dal rischio, dalla paura, da qualcosa di incerto dal quale restano distanti anche molti sciatori bravi. Negli anni Trenta il segreto di questa prova dello sci era proprio quello di far scoprire quale potesse essere il limite dell'uomo. Laustriaco Lantiner riuscì a sciare alla velocità di 101 chilometri orari e si cominciò a discutere su come si potesse migliorare, con quali sci e con che lunghezza degli sci. E il balzo in alto lo fece un altro austriaco, Leo Gasperl, il quale anche a scopo propagantistico scese con una specie di gabbietta di metallo e di vetro davanti e riuscì a raggiungere la velocità di 130 chilometri all'ora. Nel dopoguerra a Cervinia quattro grandi sciatori si ritrovarono per un test e il più veloce di tutti fu Zeno Colò che sfiorò i 170 chilometri all'ora.
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