MilanoTrentacinque giudici, separati da tre piani di scale dagli uffici della Procura della Repubblica. Sono i giudici per le indagini preliminari, gergalmente detti Gip: gli arbitri delle inchieste della Procura, chiamati a verificare la fondatezza delle richieste dei pubblici ministeri prima che si possa arrestare, sequestrare, intercettare, processare. Cristina Di Censo, il giudice che ieri ha rinviato a giudizio Silvio Berlusconi, è una di loro.
Sui rapporti tra Procura e giudici preliminari da tempo nel mondo degli avvocati milanesi circolano robusti malumori. Il problema è, secondo i legali, che non tutti i Gip interpretano allo stesso modo il loro ruolo. Ci sono quelli che approfondiscono, verificano, e se del caso respingono al mittente senza timori reverenziali le richieste della Procura. E ci sono quelli considerati più sensibili alle ragioni dellaccusa che a quelle della difesa. Per non parlare di quelli che emettono i loro provvedimenti facendo un semplice copia-e-incolla dai file che la Procura invia. Anche il tribunale del Riesame ha dovuto talvolta stigmatizzare questo malvezzo.
Ovviamente, i Pm non possono scegliersi il Gip. Il meccanismo di assegnazione dei fascicoli è regolato, allinterno dellufficio del settimo piano, da un meccanismo rigido, che affida ai computer, alle tabelle e ai turni prefissati lindividuazione del giudice. Di fatto, però, cè chi sostiene che esistono dei sistemi per aggirare in qualche modo lostacolo. Per esempio, il pubblico ministero può inviare al settimo piano una pluralità di richieste di intercettazione, e poi innestare linchiesta su quella approdata sul tavolo del giudice considerato più affidabile. Oppure il Pm può lasciare aperti fascicoli di inchiesta che non hanno portato a nulla, e poi inserire in quei fascicoli le richieste da sottoporre al Gip.
Difficile dire quanto siano diffusi questi escamotage. Ma bene ricordare quanto diceva tempo fa un pubblico ministero di navigata esperienza: «Non pretendo che il giudice mi dia sempre ragione, ci mancherebbe altro.
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