Ci considerano un ostacolo ma l'ortofrutta è un settore chiave della nostra economia

Il presidente dell'associazione Caab accusa: «Non contiamo nulla Entrare in Fico? Non ci fidiamo»

Renzo Mainetti, titolare della Navafrut, è il presidente dei grossisti ortofrutticoli che operano al Caab. Cioè i commercianti che dovranno essere sfrattati da Fico. Finché non se ne vanno in una nuova struttura, i lavori per Eataly World non possono partire.

Che cosa avete contro le coop e Farinetti?

«Noi non facciamo la guerra a nessuno. È che siamo stati abbandonati a noi stessi. Del mercato ortofrutticolo e del nostro lavoro non interessa niente, tutti pensano a Fico e basta».

Però non ve ne andate.

«Caab ha sempre detto che il trasferimento nel nuovo mercato sarebbe avvenuto a costo zero per noi. Ce l'hanno venduta così ed era giusto: non siamo stati noi a volere traslocare».

E invece?

«Dobbiamo pagare. La mia azienda dovrà sborsare 45mila euro subito, sulla carta, prima ancora che comincino i lavori. Non ci hanno trattati bene, ci considerano un ostacolo mentre l'ortofrutta è un settore chiave dell'economia regionale».

I nuovi spazi saranno adeguati per le vostre attività?

«Adesso operiamo in una struttura elefantiaca, ma un domani sarà insufficiente. Da troppo a troppo poco».

Perché il comune ha fatto costruire un'opera così grande?

«Dovevano arrivare anche attività come il mercato del pesce e dei fiori ma non si è fatto nulla. E le coop hanno sempre preferito usare i loro canali distributivi. Non si rivolgono al mercato nemmeno quando sono a corto di prodotti».

Non siete in competizione con loro?

«Inutile nasconderlo: in Emilia-Romagna qualsiasi cosa si muova si chiama Coop. Non hanno mai investito su questo mercato per scelte che non condivido ma non discuto. Qui non hanno nemmeno una piattaforma, l'attività distributiva si svolge altrove. Questo non ha favorito lo sviluppo del Caab, che già soffre per la crisi e il calo generale della domanda di prodotti agricoli».

Adesso arrivano le coop e voi finite in un angolo.

«Non capisco perché si voglia danneggiare un tessuto commerciale vivo. I grossisti ortofrutticoli danno lavoro a duemila persone e fatturano milioni di euro. È una situazione complessa».

Non vi converrebbe entrare in Fico?

«Ce l'hanno proposto ma non siamo interessati. Ci hanno fatto vedere numeri che non mi piacciono. Chi li porta 5 milioni di visitatori l'anno? Siamo a Bologna, non Parigi o New York. Non ci sono nemmeno trasporti agevoli con il centro città, la stazione o l'aeroporto. Non abbiamo mai osteggiato Fico ma qualche domanda ce la facciamo, anche se siamo in pochi a Bologna a farlo».

Quali sono i tempi per il trasloco?

«Questa è un'altra barzelletta. Secondo loro dovremmo trasferirci a giugno, cioè tra un mese e mezzo. Ma nel nuovo mercato non c'è nemmeno un mattone. Siamo molto preoccupati. Sembra vogliano giocare contro di noi».

E se Fico dovesse andare male, come finirà questa cattedrale nel deserto?

«Ci verrà un altro ipermercato, ovviamente Coop e a costo zero per loro. Come diceva Andreotti? A pensar male si fa peccato ma ci s'indovina...».

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