«Il clero cattolico sta aprendo gli occhi sull’orrore dell’economia vampiresca»

Prima di diventare araldo del progressismo e ispiratore della sinistra cristiana, Jacques Maritain (1882-1973) militò (tra il 1911 e il 1927) nell'Action française, un movimento antimoderno collocato nell'estrema destra.
Negli anni della sua partecipazione alle attività della destra francese Maritain scrisse «Antimoderno» e «Tre riformatori», saggi sulla involuzione del pensiero occidentale dopo Lutero e Cartesio. Due testi che furono letti e apprezzati da due giovani sacerdoti italiani, don Giovanni Battista Montini e don Giuseppe Siri. Dalla conversione di Maritain alla modernità ebbe inizio l'eclissi della critica cattolica alle filosofie del disordine. La strisciante proscrizione dell'antimoderno è stata la cometa, che ha accompagnato la storia del festoso ottimismo clericale nell'arco dei decenni segnati dal dirompente successo della nuova teologia. Nel corso degli anni segnati dall'egemonia dei nuovi teologi, Teilhard de Chardin e De Lubac, Rahner e Schillebeeckx, l'antimoderno fu tacitato e respinto nell'area (margine) infrequentabile dei pensieri proibiti.
Finalmente la modernità (fedelmente interpretata dagli strozzini di Wall Street e di Strasburgo) ha mostrato anche alla gerarchia cattolica il suo volto arcigno e ripugnante. Quasi ribellandosi al sonno dogmatico dei teologi mondani, il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, dichiara che a seguito della crisi economica «siamo entrati in una fase inedita della vicenda umana ... l'idea stessa di progresso, in voga dal XVIII secolo, sta subendo un duro contraccolpo». Bagnasco ha visto l'oscena e devastante nudità del Re moderno. L'ottimismo dell'allocuzione Gaudet Mater Ecclesia, che aveva incoraggiato i progressisti è avvelenato e liquidato dalla contrario intenzione dei banchieri. L'ideologia del mondo moderno si dimostra incapace di correggere i suoi devastanti errori.
Il segnale lanciato dal cardinale Bagnasco è forte e chiaro: il mito del progresso affonda nelle acque agitate dalla speculazione finanziaria. Nel 1962 gli occhi del clero rimasero chiusi davanti allo spettacolo feroce del Gulag. L'orrore dell'economia vampiresca li apre con i suoi lampi sinistri. Forse il clero cattolico sta per ricominciare la riflessione sull'antimoderno avviata dal Maritain militante a destra. Forse la gerarchia è sul punto di rammentare le anticipatrici lezioni antimoderne del Beato Pio IX, di Leone XIII, di San Pio X, di Pio XI e di Pio XII.

Lezioni che sono peraltro confermate dalla ferocia squisitamente moderna degli strozzini e dei loro emissari politicanti. Ectoplasmi della modernità intenti ad affamare i popoli per ridurli alla mitologia intorno al progresso verso il nulla malthusiano.

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