Islamabad - L’aereo del presidente pakistano Pervez Musharraf è stato
colpito da alcuni colpi di mitragliatrice antiaerea poco dopo il decollo dalla base di Rawalpindi. E' stato un attentato, come riferisce
un funzionario della sicurezza contraddicendo l’esercito pakistano che aveva ammesso gli spari, ma non contro l'aereo di Musharraf è poi atterrato senza problemi nella città sudoccidentale di Turbat, dove il
presidente ha visitato le vittime di un’inondazione.
Un fotografo Reuters ha visto due grosse mitragliatrici piazzate sul tetto di un’abitazione di
due piani in una zona affollata vicina all’aeroporto, e un vicino ha detto di aver sentito degli spari. E al Jzeera ha mostrato immagini di soldati
dell’esercito pachistano sul tetto di una casa "adiacente alla
base" mentre stavano smontando due grosse mitragliatrici che
avrebbero sparato all’aereo presidenziale.
In un primo momento, la stessa emittente aveva riferito che le
esplosioni nella base
militare udite stamani subito dopo il decollo dell’aereo del
presidente Musharraf, «erano colpi partiti dall’antiaerea della
stessa base». Fonti militari contattate dall’emittente araba,
avrebbero confermato «l’arresto di alcuni ufficiali della base,
coinvolti nel fallito tentativo».
Gli studenti della mosche assediata: "Pronti a colpirlo ancora" Gli studenti della Moschea Rossa di
Islamabad hanno rivendicato il fallito attentato.
La tv satellitare al Arabiya riferisce che un’emittente locale
pachistana locale ha parlato con un rappresentante degli studenti
asserragliati da tre giorni dentro la Moschea Rossa di Islamabad,
il quale ha rivendicato «l’attacco missilistico all’aereo» di
Musharraf: «Se non tolgono l’assedio, verrannno fatte azioni
analoghe», avrebbe detto uno degli studenti filotalebani.
Bersaglio di Al Qaida Musharraf è già sopravvissuto a due tentativi di omicidio da parte di al Qaeda nel 2003 per via della sua vicinanza con l’amministrazione Bush.
Musharraf: vergognosa intervista della Tv di stato all'imam Musharraf sarebbe "risentito" per la trasmissione da parte dell’emittente televisiva statale Ptv della "vergognosa" intervista al leader religioso di Lal Masjid, Abdul Aziz, arrestato due giorni fa mentre tentava di fuggire, nascosto da un burqa, dalla Moschea Rossa di Islamabad sotto assedio. Musharraf avrebbe esortato la rete televisiva a non mandare nuovamente in onda l’intervista in cui Aziz viene sottoposto a un "interrogatorio" e appare con lo stesso burqa con cui aveva tentato la fuga. Il presidente ha espresso il suo risentimento per il modo in cui è stata condotta l’intervista, si legge sul quotidiano pakistano The News, durante un incontro cui partecipavano anche il premier Shaukat Aziz, il ministro dell’Interno pakistano Aftab Ahmed Khan Sherpao, il sottosegretario all’Interno Kamal Shah, il segretario del Consiglio per la sicurezza nazionale Tariq Aziz.
Secondo Musharraf, l’intervista ha trasmesso segnali sbagliati nel Paese danneggiando la reputazione del governo e soprattutto causando un irrigidimento delle posizioni del fratello di Abdul Aziz, Abdul Rashid Ghazi, ancora asserragliato a Lal Masjid con altri ’irriducibilì. Ghazi, che ieri sera aveva annunciato di essere disposto alla resa a patto che le forze governative non usassero la forza contro di lui, oggi ha fatto sapere che non intende arrendersi.
Moschea dei talebani: ancora spari Numerosi spari ed esplosioni sono stati nuovamente uditi stamattina all’alba attorno alla Moschea rossa di Islambad teatro da tre giorni di un duro braccio di ferro tra le autorità e studenti islamici irriducibili, ancora asserragliati all’interno dell’edificio religioso. Per la prima volta da quando sono scoppiati gli scontri, oggi non c’è stata la chiamata del muezzin per la preghiera del venerdì, un segno che sottolinea l’escalation del conflitto. Gli scontri iniziati martedì hanno provocato 19 morti, spingendo le autorità pachistane ad assediare l’edificio. Nella notte tra ieri e oggi, centinaia di militari e paramilitari che accerchiano la moschea hanno fatto esplodere numerose cariche: «Distruggiamo il muro di cinta», ha spiegato un ufficiale all’Afp. «All’operazione seguirà il lancio di gas lacrimogeni con l’obiettivo di far uscire più gente possibile dalla moschea», ha precisato. Gli islamici hanno risposto con numerosi colpi di arma da fuoco. Sparati inoltre granate e razzi. Il presidente Musharraf ha per ora vietato di lanciare un assalto alla moschea per la presenza di donne e bambini.
Esercito in allarme, paura di rappresaglie fondamentaliste Rafforzata la sicurezza in tutto il Pakistan, soprattutto lungo il confine con l’Afghanistan. A quattro giorni dall’inizio degli scontri a Lal Masjid, la ’Moschea Rossà di Islamabad covo dell’integralismo islamico, le autorità pakistane temono azioni di rappresaglia per l’operazione delle forze governative che assediano la moschea. Azioni ostili si temono soprattutto nelle zone settentrionali del Paese al confine con l’Afghanistan, dove sono attivi molti gruppi vicini ai Talebani. Per questo un ingente numero di militari è stato dispiegato in diverse aree del Paese. Nelle ultime ore sono stati distribuiti volantini, con molta probabilità dai militanti del gruppo Mujahidin-i-Bajaur, nei villaggi e nelle cittadine della regione tribale di Bajaur (in un’area vicina alla frontiera con l’Afghanistan) in cui si minacciano attacchi contro le forze paramilitari pakistane e in luoghi pubblici molto frequentati del Paese. «I mujahidin condannano con forza l’operazione e l’uccisione di studenti a Lal Masjid e si vendicheranno sferrando attacchi kamikaze», si legge nel volantino.
Due persone arrestate Due persone sospettate di essere coinvolte nel fallito attentato di questa mattina sono state arrestate dalle forze di sicurezza. Lo riferisce la rete satellitare araba al Jazeera, citando fonti del Ministero degli Interni pachistano. L’emittente araba riferisce da altre fonti che «probabilmente» si tratta di una coppia che aveva affittato la casa sul cui tetto sono stati rinvenute le due mitragliatrici antiaeree che avrebbero sparato contro l’aereo di Musharraf, che stava decollando dall’adiacente base militare. La stesse fonti ritengono che gli attentatori avrebbero avuto ’sicuramentè accesso a informazioni riservate da fonti parallele dell’intelligence di Islamabad: «Altrimenti non si spiega come gli attentatori possono avere saputo del programma del Presidente di decollare dall’aeroporto della base e della rotta che avrebbe seguito» il suo aereo, che secondo la tv araba «passa proprio sopra la casa dove sono state trovate le due mitragliatrici».
Colpito convoglio militare: 6 morti Sei soldati pakistani sono morti in un attentato nel nord-ovest del Paese, al confine con l’Afghanistan.
Non è chiaro se a investire il convoglio sia stata l’esplosione di un’autobomba o di un ordigno collocato sul ciglio della strada. L’attentato è avvenuto a Dir, nei pressi della città di Malakand, un’area con forti simpatie islamiste.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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