Il commento Il metodo Tremonti meglio dell’intesa Usa-Ubs

Il fisco americano sta dando la caccia con grande clamore ai ricchi nascosti nei paradisi bancari svizzeri. Ha ottenuto che la banca elvetica Ubs gli consegni i dati bancari riservati di 4.500 contribuenti «indiziati» di evasione tributaria, ma solo in un caso, sino ad ora, ha iniziato un procedimento per frode fiscale sulla base di accertamenti compiuti con i dati in suo possesso. Per il resto si tratta solo di sospettati, in una lista di 45mila.
Con un braccio di ferro e un patteggiamento con l'Ubs, che opera anche negli Usa e ne potrebbe essere espulsa, ha ottenuto che un decimo dei nominativi inclusi nell'elenco, gli sia consegnato, senza la procedura normale, prevista dalla legge svizzera. Per essa il segreto bancario può essere derogato solo sulla base di richieste corredate da dati analitici da cui risulti un reato tributario o di altra natura. I giornali scrivono che i ricchi americani sospettati di evasione nei paradisi fiscali ora tremano, ma il governo federale svizzero avverte che questa procedura anomala della lista con 4.500 indiziati è una eccezione e che le norme svizzere sul riserbo fiscale ed extra fiscale dei conti bancari rimane intatto. Per dare maggiore credibilità alla sua posizione il governo elvetico ha venduto la quota azionaria che tradizionalmente detiene in Ubs ricavandone 1,2 miliardi di franchi. Vuole che si capisca che la sua è una posizione di principio, basata sul tradizionale criterio di libertà a favore dei cittadini di tutto il mondo che la costituzione elvetica garantisce. E di cui tanti profughi hanno usufruito nei periodi delle persecuzioni razziali e dei gulag comunisti.
Vi è chi sostiene che è una posizione ipocrita, in quanto in realtà così il governo federale difende le banche svizzere, che contribuiscono non poco alla prosperità nazionale. Ma a essere maligni si potrebbe replicare che l'accanimento del fisco di Washington nei confronti dell'Ubs ha indebolito la posizione di questa grande banca, sul mercato finanziario globale, proprio in un momento in cui essa stava primeggiando, data la crisi che ha coinvolto le grandi banche degli Usa, da City Bank, a Bank of America, alla stessa Goldman Sachs, per non parlare di Lehman Brothers che ha chiuso i battenti per sempre. Ma il metodo del Tesoro americano, a parte ciò, non convince. Da un lato ha lasciato intatto il regime di segreto bancario svizzero, con le sue procedure di deroga, che comportano macchinosi procedimenti giudiziari e quindi è una vittoria discutibile.
Inoltre ha elementi di arbitrio. Chi saranno i 4.500 della lista nera consegnata dall’Ubs e chi sono gli altri 40.500 che si sono salvati, sul totale dei 45.000 della lista originaria degli «indiziati»? D'altra parte, se tutta la lista dei 45mila sospetti fosse stata consegnata dall'Ubs, annullando il principio del riserbo bancario, sulla base di puri sospetti, ciò avrebbe creato un precedente ancora peggiore. Si ammetterebbe che una banca possa dare a governi nazionali o esteri tutte le informazioni sui suoi clienti sulla base di richieste indiziarie, con la dottrina del «semplice sospetto». Una dottrina vessatoria che piace ai magistrati alla Di Pietro e ai ministri dirigisti alla Visco, per cui il fisco e il cittadino non sono su un piede di parità, ma sono nel rapporto fra cacciatore e preda.
Il modo di procedere del fisco italiano, nei riguardi degli evasori che si sono nascosti nei paradisi bancari esteri, nella strategia di Tremonti è molto diverso, Ed è di gran lunga preferibile in punto di principio e di fatto. E non è certo meno incisivo, mentre è assai meno discriminatoria: la lista che si sta esaminando è di 150mila nominativi, relativi non a una singola banca di un singolo Stato sospetto, ma di ogni possibile paradiso fiscale bancario, compresi quelli riguardanti staterelli e istituti bancari fasulli, che esistono solo per questa funzione. Il nostro fisco, nel regime garantista del governo attuale, svolge la sua campagna di recuperi di imposte senza bisogno di proclami e sulla base di uno «scudo», ossia una sanatoria, che permette a chi ha sbagliato di mettersi in regola, rimanendo riservato, così da non sconvolgere l'economia e la finanza con un giustizialismo moralistico di propaganda. Si attua il metodo analitico e non il metodo indiziario, partendo da dati di fatto, ma procedendo oltre il semplice sospetto.
Al governo svizzero vengono fornite le «prove» in base alle quali l'autorità federale può concedere la deroga al segreto bancario, con le normali autorizzazioni previste dalla sua legge. Il sistema garantista funziona in modo efficace e imparziale. Visco con il suo metodo aveva «dato la caccia» a Valentino Rossi.

Con le procedure garantiste, Tremonti ha messo in luce i tesori nascosti di una grande famiglia di Torino, riguardanti un senatore a vita, non un motociclista. E non si tratta di una «caccia», ma di un contenzioso, con le massime garanzie.

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