Commissioni da rifare Schifani e Fini rivedono i rapporti tra Pdl e Fli

RomaStabilizzare, rivedere, riequilibrare. In una parola, «ricalibrare», cioè ritoccare i rapporti di forza tra maggioranza e opposizioni nelle commissioni parlamentari dopo l’uscita dei futuristi dal Pdl. E per una volta, anche Gianfranco Fini è d’accordo. Il problema si pone in particolare, come si è visto, nella bicameralina per le riforme, dove Mario Baldassarri, Fli, ha votato no al federalismo fiscale comunale insieme a Pd, Udc e Idv. Risultato, 15 a 15, ma il pareggio, a termini di regolamento, equivale a una bocciatura.
L’altra sera, con un inatteso comunicato congiunto, i due presidenti delle Camere si sono dichiarati pronti, «qualora venisse chiesto dai gruppi interessati», a intervenire e ad «effettuare una verifica della composizione dell’organo». Sì, ma come? Renato Schifani non si sbilancia: «Non posso anticipare soluzioni. Nel momento in cui il presidente Fini ed io saremo investiti del problema, interverremo. Da parte nostra nulla osta per un eventuale riequilibrio». La questione resta aperta. «Vedremo i numeri - dice ancora il presidente di Palazzo Madama -, le percentuali e il meccanismo. Però non posso dire nulla nel merito perché nemmeno io conosco gli effetti di una stabilizzazione dei rapporti».
La partita di giocherà probabilmente sull’interpretazione delle regole. La posta in palio è alta, perché sono ancora da approvare alcuni decreti attuativi del federalismo. Tre sono stati licenziati nelle settimane scorse, il quarto, quello dei comuni, è stato stoppato dal Quirinale. All’appello ne mancano quattro: la cosiddetta «perequazione infrastrutturale tra nord e sud», l’armonizzazione dei bilanci pubblici, i premi per gli amministratori virtuosi (e le sanzioni per gli spendaccioni). Infine l’ultimo, il più delicato, che riguarda la fiscalità delle regioni e sul quale si preannuncia battaglia.
«La situazione è paradossale - dice Roberto Calderoli, ministro per attuazione del programma - .

C’è una maggioranza assoluta alle Camere che non ha una maggioranza in bicamerale. E c’è un’opposizione valutata in una maniera assolutamente sproporzionata, come dimostra la presenza in commissione di quattro parlamentari del terzo polo, sui trenta complessivi».

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