Confinare i programmi di informazione in seconda serata è uno «spreco»

Alcune sere fa a «Porta a Porta» c’è stato uno dei tanti confronti televisivi che caratterizzeranno la campagna politica che ci porterà alle prossime elezioni. Duello che si è ripetuto venerdì 20 quando sul ring di Matrix sono saliti nientemeno che Berlusconi – Rutelli. I due avvenimenti sono accomunati dal fatto di essere stati trasmessi rigorosamente in seconda serata, una fascia nella quale gran parte degli spettatori si sono già beatamente appisolati davanti alla televisione, anche per effetto dell’affollamento pubblicitario molto più efficace di qualsiasi Valium. Solo Matrix è stato replicato il giorno dopo in orari più «civili».
Ritengo che il servizio televisivo, pubblico o commerciale che sia, non debba solo offrire programmi di svago ma anche informare. Purtroppo i palinsesti delle prime serate si copiano inesorabilmente l’uno con l’altro. In particolare il venerdì in questione in prima serata proponeva ben 3 varietà fotocopia, due film triti e ritriti e il Mi manda Raitre di rito. Roba da rinunciare ad accendere l’apparecchio e chiedere il rimborso all’erario di 1/365 del canone pagato per aver passato la serata magari a leggere un libro. Certi programmi dedicati all’informazione, specie in questo periodo così a ridosso delle elezioni, avrebbero pieno diritto a essere proposti in prima serata.

Non accade, non ci resta che assistere a una rapida ascesa del partito degli indecisi, gran parte di questi aderiranno in massa all’unico partito realmente vincente in Italia (in termini numerici) che si potrebbe chiamare Astenuti Uniti.

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