Confindustria «rialza» il pil 2006

La stima di crescita corretta dall’1 all’1,3%, ma peggiorano le attese sui conti pubblici. Montezemolo: «Un quadro molto deprimente»

da Roma

La Confindustria intravede un rimbalzo per l’economia italiana nel 2006, con un pil all’1,3% contro l’1% stimato in settembre. Ma prevede anche un deficit pubblico più elevato, al 4,3% del pil. Le ultime stime del Centro studi confindustriale, presentate ieri, non riescono tuttavia a celare quello che Luca di Montezemolo ha definito un «quadro decisamente deprimente» per l’economia. Il pessimismo di fondo si nota anche nelle previsioni di finanza pubblica: l’obiettivo di riportare il deficit sotto il limite del 3% entro il 2007 «appare di non facile realizzazione». Montezemolo attacca anche i sindacati, accusandoli d’essere «arcaici».
Nel breve periodo, anche Confindustria vede un rimbalzo del pil dal modesto 0,2% di fine 2005. «Continuiamo a credere che la ripresa si consoliderà nei prossimi mesi alla luce dei dati favorevoli su export e investimenti nel quarto trimestre di quest’anno», si legge nel rapporto. Ma già il 2007 dovrebbe mostrare una crescita dell’1,2%, inferiore a quella del 2006. Sotto controllo l’inflazione, all’1,9% quest’anno e al 2,2% l’anno venturo. Il tasso di disoccupazione dovrebbe toccare il 7,8% nel 2006 per scendere al 7,6% nel 2007. Il Csc ritiene inoltre che la Bce aumenterà i tassi d’interesse al 2,5% entro il primo trimestre del 2006, per poi tenerli stabili a lungo.
Tutte queste cifre, secondo Montezemolo, delineano un quadro economico deprimente: «Il Paese non cresce, il debito pubblico è storicamente il più elevato d’Europa, la produttività non è mai stata così bassa. Chiediamo alle forze politiche, di maggioranza e d’opposizione, risposte precise: dove intendono reperire le risorse per sostenere lo sviluppo»? Il presidente della Confindustria critica la scarsa attenzione della politica nei confronti dei problemi reali, e in particolare al governo rimprovera «l’affievolirsi, in questi quattro anni, della spinta liberista che aveva caratterizzato la sua campagna elettorale».
Secondo Andrea Pininfarina, vicepresidente responsabile del Centro studi, «il declino c’è, ma credo che non sia irreversibile». Tuttavia, lo stesso Pininfarina osserva che «il tema della competitività del Paese e della sua economia viene ignorato». Gli industriali sono comunque pronti, aggiunge, a collaborare con chiunque, di destra o di sinistra, per il rilancio del Paese. Chi governerà dopo le elezioni, dice ancora Montezemolo, dovrà puntare sulle liberalizzazioni, le riforme strutturali, le modernizzazioni, e dire chiaramente che cosa farà. «Le imprese si assumono le proprie responsabilità, ma da sole non possono sopportare il peso della ripresa», spiega.
Il presidente della Confindustria non è tenero nei confronti dei sindacati, soprattutto sulla parte del mondo sindacale che si dimostra «arcaico» sulla flessibilità del lavoro: un riferimento evidente alla difficile vertenza contrattuale dei metalmeccanici, le cui trattative riprenderanno domani.

A Montezemolo rispondono immediatamente i sindacati dei metalmeccanici della sua azienda, la Ferrari, proclamando per oggi quattro ore di sciopero. «Gli arcaici oggi bloccano la Ferrari», annuncia il segretario della Fiom-Cgil Giorgio Cremaschi.

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