In Congo i primi aiuti A Goma via al coprifuoco

Un convoglio di 12 veivoli Onu carichi di medicinali e pastiglie per purificare l'acqua è arrivato a Rutshuru. Kinshasa: "No ai negoziati con i ribelli". Il generale Nkunda: "Ci dichiarano guerra"

In Congo i primi aiuti 
A Goma via al coprifuoco

Kinshasa - Un convoglio di 12 veicoli Onu carichi di aiuti umanitari ha raggiunto l’area di Rutshuru, sotto il controllo dei ribelli di Laurent Nkunda, per garantire assistenza medica agli sfollati. Scortato dai caschi blu, il convoglio trasporta forniture mediche e pastiglie per purificare l’acqua. Il capo dell’ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari nell’est del Congo, Gloria Fernandez, ha precisato che il convoglio non trasporta cibo, ma solo medicinali per l’ospedale di Rutshuru e altre cliniche, saccheggiato nei giorni scorsi. Gli aiuti alimentari saranno trasportati da un altro convoglio, ha precisato Fernandez. Rutshuru si trova 88 chilometri a nord di Goma, capoluogo della provincia orientale del Nord-Kivu.

Trattative in alto mare Sono già naufragati i negoziati tra governo congolese e ribelli Tutsi. Il portavoce del governo, Lambert Mende, ha dichiarato: "Non ci sono piccoli e grandi gruppi armati. Il fatto di creare un disastro umanitario non procura diritti speciali" rispetto agli altri gruppi armati che operano nella provincia del Nord-Kivu. "Il governo non vede alcuna ragione per discriminare altri gruppi di congolesi che hanno proposte da fare" sulla crisi, ha aggiunto. "Vogliamo un negoziato diretto con il governo" aveva detto Laurent Nkunda a un gruppo di giornalisti nella sua roccaforte di Kichanga. "Se non se ne farà nulla, costringeremo questo governo a lasciare il potere" aveva aggiunto. Queste affermazioni sono "indegne e irresponsabili" ha replicato Mende, aggiungendo che il governo è pronto a discutere con i ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) del generale Nkunda nell’ambito del processo di pace avviato lo scorso gennaio con la firma di un accordo a Goma. Accordo violato alla fine di agosto, con la ripresa degli scontri.

Nkunda: "Sarà guerra" Il governo "dichiara guerra" rifiutandosi di negoziare direttamente con i ribelli di Nkunda. Lo ha dichiarato oggi Bertrand Bisimwa, portavoce del movimento ribelle che è alle porte della città di Goma. "Respingendo l’offerta di dialogo diretto con il Cndp, come consigliato dal parlamento, il governo ha confermato la sua posizione militarista" ha detto Bisimwa. "È un atto di sabotaggio. Il governo dichiara guerra contro il suo popolo" ha aggiunto.

Coprifuoco a Goma Le autorità della provincia del Nord Kivu hanno decretato il coprifuoco nella capitale provinciale Goma, minacciata dai ribelli che si sono attestati a un quindicina di chilometri di distanza. Il coprifuoco - in vigore dalle 23 alle 5 - è stato imposto, ha dichiarato il governatore del Nord Kivu, Julien Paluko, "per controllare meglio i movimenti notturni e diurni della popolazione". I ribelli sono alle porte della città da mercoledì, dopo aver inflitto una pesante sconfitta ai soldati dell’esercito regolare. Nel corso della settimana a Goma vi sono stati saccheggi, compiuti da entrambe le parti in guerra ma soprattutto dai governativi in fuga.

Truppe inglesi La Gran Bretagna sta considerando l’ipotesi di inviare truppe nella Repubblica democratica del Congo, nell’ambito di un possibile dispiegamento di una forza dell’Unione Europea. Lo ha fatto sapere il ministro degli Esteri britannico David Miliband, a conclusione di una missione nel Paese africano sconvolto dai combattimenti tra l’esercito e i ribelli guidati dal generale tutsi Laurent Nkunda che ha condotto insieme al collega francese Bernard Kouchner, presidente di turno dell’Unione Europea.

"Non abbiamo escluso niente, è possibile" ha chiarito il capo della diplomazia di Londra, parlando con la Bbc a proposito di un eventuale invio di militari, che si aggiungerebbero ai 17mila caschi blu delle Nazioni Unite, che finora hanno assistito impotenti agli scontri concentrati a Goma, nel nord Kivu, e che hanno provocato la fuga di decine di migliaia di civili.

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