Così il capolavoro di un ventunenne cambia per sempre l'idea di bellezza

entre Milano e Firenze mostrano, in apertura di secolo, i volti di Bergognone, Albertinelli, Fra Bartolomeo, oltre Leonardo e Michelangelo, in Umbria, e in particolare a Città di Castello, si manifesta quello che è il primo moderno capolavoro di Raffaello: lo Sposalizio della Vergine del 1504. Anche in questo caso il giovane maestro può saldare il suo debito con Perugino ricordandone la Consegna della chiavi della Cappella Sistina oltre che lo Sposalizio della Vergine nel duomo di Perugia, del 1499.
Subito Raffaello si rivela pittore dell'armonia. Nell'equilibrio perfetto, tra il fondale architettonico e il gruppo in primo piano. È subito evidente il rapporto con il Bramante, così come una profonda meditazione sull'opera di Piero della Francesca. Raffaello ha ventuno anni. Firma il suo primo capolavoro, in lettere capitali, sull'architrave della loggia del tempietto, con la precisione di un orafo e con la convinzione e l'autorità di un maestro. Anche il riferimento alle origini, «urbinas», serve a stabilire un collegamento con la città ideale, richiamando l'iscrizione del cortile di Palazzo Ducale.
Raffaello intende la bellezza come geometria, proporzione, equilibrio. I gruppi che si articolano intorno alle tre figure principali, anche con l'elemento dissonante del pretendente che spezza la verga, si muovono in simmetrie molto più rigorose di quelle manifestate dal Perugino. Qui c'è un ordine superiore che ne governa il ritmo e che ha nel tempio il suo motore immobile. La stessa prospettiva non ha la funzione di fornire uno spazio illusionistico, quanto di misurare rapporti matematici tra le figure in primo e secondo piano per evidenziare la forza d'attrazione del tempio sullo sfondo. In tal modo il pittore sembra subordinato all'architetto. È con queste corrispondenze che si stabilisce, negli stessi anni, una comune sensibilità tra esperienze come quella della Presentazione al tempio del Bergognone a Lodi e lo Sposalizio di Raffaello. L'ordine geometrico corrisponde a un ordine morale: «Ethica ordine geometrico demonstrata». In entrambi i casi i pittori muovono dalla potente suggestione dell'opera del Bramante, di cui intendono il valore strutturale, ma anche il simbolo della Chiesa e della sua centralità. Raffaello, oltre che riflettere sul tempietto, dà forma nuova al progetto di edificio sacro descritto da Leon Battista Alberti nel settimo libro del De re aedificatoria. II principio ordinatore è nella dimensione progettuale - quindi intellettuale - dell'architettura, e rimarrà sempre predominante in Raffaello ispirando, nelle Stanze Vaticane, la Disputa del Sacramento e la Scuola di Atene. In questo senso lo Sposalizio di Città di Castello è un prototipo, di formidabile efficienza compositiva.
Raffaello sta meditando un nuovo ordine del mondo. L'opera fu commissionata dalla famiglia Albizzini per la cappella di San Giuseppe nella chiesa di San Francesco a Città di Castello. Nel 1798 il municipio della città fu obbligato a cedere la pala al generale napoleonico Lechi che, nel 1801, la vendette, per cinquantamila lire, al mercante Sammazzari. Questi la lasciò in eredità all'Ospedale Maggiore di Milano, nel 1804. Nel 1806 fu aquistata da Beauharnais, che la destinò all'accademia di Brera.

Pur nel soggetto religioso, Raffaello sembra risalire all'esperienza delle tavole, in particolare a quella urbinate, sulla «città ideale».
In questa implacabile composizione mi ha sempre colpito la porta del Tempio sul fondo che inquadra una porzione di cielo, attraversando da parte a parte l'edificio e idealmente proiettandolo verso l'infinito.

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