Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking (Fideuram Ispb), numero uno italiano del private banking, ha obiettivi sempre più ambiziosi. Ne abbiamo parlato con l'amministratore delegato Paolo Molesini.
Dottor Molesini, con circa 1,5 miliardi di commissioni nette raggiunte nel 2015 Fideuram Ispb sta ottenendo già risultati lusinghieri.
«Non ci poniamo un limite, i risultati sono frutto di un lavoro continuo e che continuerà seguendo il nostro concetto-base. Il private banking e la rete dei consulenti vanno progressivamente avvicinandosi. La grande valenza dell'operazione Fideuram Ispb è la valorizzazione delle competenze basata sulle esperienze positive di questi due mondi che resteranno separati perché implicano modalità di gestione diverse. A questo proposito, è partito ieri View, il nuovo modello di consulenza evoluta di Intesa Sanpaolo Private Banking che incorpora il servizio Fideuram Sei».
Sempre in tema di consulenza, è in rampa di lancio «Alfabeto», il vostro nuovo servizio di digital advisory.
«Il problema della consulenza web non è solo dare consigli giusti, ma far sì che siano seguiti dal cliente. Ecco perché non solo forniamo uno strumento di advisory, ma vi aggiungiamo il private banker che indica come seguire quel consiglio. Oggi su Internet c'è di tutto: chi dice di vendere, chi di comprare. L'importante è che qualcuno nella consulenza ci metta la faccia: la relazione dà valore al servizio».
A fine 2015 la rete Fideuram Ispb ha superato le 5.800 unità. È prevista un'ulteriore espansione?
«Il centro della nostra attività è il rapporto di fiducia che si instaura tra banker e cliente. Prevediamo, pertanto, che la nostra attività si sviluppi migliorando la qualità e non la quantità. Oggi siamo una rete di oltre 5.800 banker che gestisce 189 miliardi di asset, domani puntiamo ad essere una rete di 5.800 banker che gestisce il 30% di masse in più».
Fideuram è in vetta alla classifica Assoreti del 2016 con 824 milioni di raccolta netta nei primi due mesi. Come vi orienterete ora?
«Bisogna seguire sempre il mercato, che resta difficile. La crescita del risparmio amministrato non è stato un parcheggio del denaro dei clienti, ma un modo per far sì che potessero restare tranquilli in un periodo di forte volatilità. Ora è il momento giusto per rientrare sul mercato e sul gestito».
Fideuram Ispb ha un forte focus estero: Londra, Svizzera e successivamente anche la Cina. Ci può spiegare questa scelta?
«La voluntary disclosure ha eliminato i rischi connessi all'operatività estera e ha fatto sì che tutto ciò che è detenuto fuori dall'Italia, almeno in Europa, sia dichiarato. Questo ha aperto un mercato: si stima che gli asset italiani all'estero valgano tra i 100 e i 200 miliardi. Possiamo conquistare una posizione importante sia perché applichiamo costi più bassi dei competitor esteri sia perché siamo intermediari che hanno un rapporto consolidato di fiducia con la propria clientela. La Cina è un mercato particolare che va studiato approfonditamente, entrarvi necessita ancora del tempo».
E per quanto
riguarda la crescita per linee esterne sul mercato italiano?«Come dice il Ceo del gruppo Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, la crescita sarà per linee interne e se ci saranno occasioni, le guarderemo con attenzione».
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