Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica
L’assessore indagato e quello mancato. Dalle carte dell’inchiesta barese sulla malasanità in Puglia emergono le parole di Alberto Tedesco, ex assessore alla Salute, ora senatore Pd, raggiunto a palazzo Madama da una richiesta di arresto. Parole intercettate, perché Tedesco non è mai stato interrogato. Ma in quegli atti c’è anche la versione, stavolta messa a verbale, di Lea Cosentino, supermanager della sanità barese, pupilla di Vendola che, per sostituire Tedesco, pensava proprio a lei. Entrambi sono spietati, non solo tra di loro, ma anche verso il centrosinistra barese (soprattutto Tedesco). Verso il governatore che dice di non essersi accorto di nulla. Verso il nuovo assessore, Tommaso Fiore. Verso un sistema di crude dinamiche lottizzatrici che la Cosentino mette nero su bianco con il pm Desirèe Digeronimo.
FAREMO LA FINE DI PESCARA
L’ex assessore dalemiano alla Sanità, il 20 gennaio del 2009, poco prima di dimettersi dopo la fuga di notizie che rivelerà il suo coinvolgimento nelle indagini, parla con un’amica e si lascia andare a giudizi per nulla lusinghieri sul Pd: «Questa vicenda di Aqp (Acquedotto pugliese, ndr) è l’ennesima dimostrazione di come in questo partito si sia formata una lobby che non si occupa più di politica, ma si occupa di politica soltanto nel momento nel quale la politica si occupa di determinate cose. E questa è una cosa allucinante, cioè io che vengo dal Partito socialista, quindi non sono una mammoletta da questo punto di vista, ti posso garantire mi trovo francamente in forte disagio, perché oramai c’è gente che, sono soprattutto i vertici, i cosiddetti vertici del partito, che si occupano di politica solo se ci sono risvolti di questo genere (…) a Roma non possono far finta di vedere le cose solo quando oramai sono messi a nudo da altri poteri! Roma o interviene su una situazione di questo genere, e in Puglia questa situazione è molto più diffusa di quanto non si possa immaginare, o se no noi, prima o poi, faremo la stessa fine di Napoli, faremo la stessa fine di Pescara».
HO DETTO A VENDOLA: SOSTITUISCIMI OGGI
Il 6 febbraio 2009 l’Ansa rivela: Tedesco è indagato. E la reazione del politico, i retroscena del faccia a faccia con Vendola e delle sue dimissioni, la raccontano le intercettazioni. Alle 21.35, quel giorno, Tedesco chiama il direttore del Policlinico di Bari, Vitangelo Dattoli, e gli racconta la sua giornata più lunga: «È uscita quell’Ansa! Mi ha chiamato Nico Lorusso, l’addetto stampa di Vendola, e me l’ha letta (...). Io ho detto (...) dì al presidente che sto venendo. E niente, sono andato (...). L’ho visto molto turbato, molto provato. Gli ho detto senti scusa, io ti voglio dare una soluzione perché mi pare l’unica plausibile, perché qualunque cosa ci sia dietro a questa cosa possa in qualche modo togliere te e la giunta, e soprattutto il personaggio che interpreti, da queste vicende, per cui tu, ho detto, non solo io mi dimetto irrevocabilmente, ma tu mi devi sostituire stasera! (...) Poi mi ha detto ma non vogliamo pensarci? Ho detto, a che dobbiamo pensare, Nichi? (...) Questa è l’unica maniera che abbiamo (...). Lui ha detto (...) Con chi pensi che io ti debba sostituire? E io gli ho detto, con chi stai pensando tu! E si è messo a ridere». Il successore è Tommaso Fiore, che Vendola aveva già nominato come consulente-ombra di Tedesco.
AVEVO PAURA DI TEDESCO
La Cosentino a verbale dice di aver temuto l’ex assessore perché «dietro l’apparente gentilezza si nascondevano interessi molto più grandi anche di quelli che io potevo in qualche maniera immaginare». Così Lea ha «iniziato ad avere paura». Tedesco peraltro temeva di essere silurato a vantaggio della Cosentino. «Dissi no al posto di assessore perché avevo paura delle reazioni che potevo immaginare, ma non immaginavo fino in fondo, dell’assessore Tedesco». Secondo la Cosentino, Vendola sapeva: «Ho puntualmente informato il Presidente (...) anche di questioni poco chiare che in quel momento iniziavo a decodificare, che potevano afferire alle volontà di Tedesco». E Vendola? «Il problema del Presidente, per quello che mi riferiva, era che si era reso conto un po’ in ritardo che l’assessore Tedesco, avendo delle società direttamente o indirettamente collegate a lui, potesse in qualche maniera drogare il sistema delle forniture ed il sistema in generale».
VENDOLA L’ONDIVAGO
Preoccupato o no, Vendola, che ora prende le distanze da Tedesco, lo ha difeso a lungo. Ancora la Cosentino: «Nell’ultima telefonata di Nichi, qualche giorno fa (...), mi ha detto: “Io ci ho messo quattro anni, la mia faccia per difendere Tedesco, e poi alla fine questi sono i risultati”. In realtà loro hanno fatto una sorta di accordo politico, una sorta di patto di ferro per difendere Tedesco a tutti i costi, a tutti i costi veramente, anche se poteva costare questa storia un annientamento quanto meno psicologico di qualcun altro, in questo caso mio”». A difendere l’ex assessore, secondo la Cosentino, anche il sindaco Emiliano.
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