Così le vostre offerte stanno aiutando la Missione di Dubbo

Caro Granzotto, pur ricordando e condividendo il dettato evangelico che lei citò nel suo Angolo il 24/02/2011 in merito alla «Limosina che non vuole suoni di tromba», gradirei, tuttavia, per comprensibile curiosità ed in ossequio alla sua promessa di «tenerci informati ed aggiornati sulle cose fatte laggiù» presso l’istituto missionarie del Sacro Cuore di Dubbo (Etiopia), avere qualche buona notizia in merito ai progetti di sistemazione ed ampliamento dei servizi della Missione. Grazie e cordiali saluti
Vicenza

Giusta, giustissima pretesa, mio caro Meneghetto. Però, creda, non è che avessi dimenticato l’impegno coi lettori - sottoscrittori, né mi distrasse dal dovere il turbiglione politico - guerresco in corso. Il fatto è che aspettavo giungesse alla Missione di Dubbo il famoso pulmino. Solo allora, almeno queste erano le mie intenzioni, vi avrei dato conto delle iniziative prese e ciò in un «Angolo» apposito arricchito dalla fotografia del fiammante automezzo. Però certe faccende in Etiopia vanno per le lunghe e da Dubbo mi dicono che per il pulmino bisognerà attendere ancora qualche settimana. Intanto la bella cifra offerta da voi lettori è stata così parzialmente impegnata: ampliamento dell’orfanotrofio - nel quale oggi i cento e più bambini stanno stretti - con qualche camerata in più. Scavo e allestimento di un altro pozzo per alimentare direttamente l’orfanatrofio e la fattoria, che oggi dipendono dal pozzo della Missione. Sia il vecchio pozzo che il nuovo saranno anche a disposizione della gente del villaggio che potrà attingervi pagando una piccolissima (davvero piccolissima) somma. Tuttavia, chi lavora lì e i bambini della scuola potranno come sempre tornare a casa con la tanica di acqua gratis. Le suorine tengono a precisare che hanno deciso di farla pagare un po’ perché se no i locali andavano a rivendersi l’acqua sullo stradone. Infine, sono state disposte alcune borse di studio per ragazzi del villaggio che hanno frequentato le scuole della Missione perché studino medicina ad Addis Abeba e poi tornino a fare i medici nell’ospedale di Dubbo. Ad Addis Abeba saranno alloggiati in una casa all’uopo affittata e dove le instancabili suorine potranno seguirli negli studi.Le suore cabriniane, caro Meneghetti, conoscono l’animo umano. E conoscono bene anche gli etiopi. Pertanto non lasciano mai niente al caso.
Questo per sommi capi. Quando finalmente giungerà il pulmino, madre Regina, che della Missione è la reggitrice - nomen omen? - oltre alla fotografia dell’automezzo mi invierà anche il capitolo delle spese. Così avrete nero su bianco la destinazione di ogni singolo soldino. E stia certo, caro Meneghetti, che non uno, dicesi uno, sarà mal speso. Sono toste, le cabriniane. Resta aperto l’invito a visitare la Missione che si impegna ad albergare - spartanamente ma con lindo decoro - i graditissimi ospiti.

Chissà che un giorno Il Giornale e la Passatempo - agenzia di viaggi alla quale ci appoggiamo e che ha in Giorgio Medaglia il dinamico e valente stratega - non programmino per i lettori un viaggio in quella meraviglia che è l’Etiopia ovviamente prevedendo una puntata a Dubbo. Nel caso e ancorché acciaccato, sarei del gruppo.
Paolo Granzotto

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