Regioni come la Toscana, o meglio ancora, lEmilia, vi sono arrivate da tempo e con successo. La Liguria, per il momento, non ha fatto che parlarne. E basta. Eppure il «country hospital», in italiano «ospedale di comunità», ha dimostrato di funzionare bene con costi contenuti anche in territorio dove la percentuale di anziani è di certo inferiore alla Liguria.
«I progetti in proposito si sono arenati nonostante le nostre insistenze - spiega Francesco Prete, segretario regionale della Fimmg, federazione dei medici di medicina generale - adesso se ne riparla per esempio per Busalla, e per Recco, mentre a fatica, qualcosa sta funzionando a Levanto. Ma i progetti che erano stati fatti prima, come quello per Campoligure o Rossiglione si sono fermati». E dire che lospedale di comunità è, in un periodo di vacche magre, una risorsa davvero importante per la sanità. «Facciamo un esempio - chiarisce subito Prete -, poco fa ho visitato un paziente. È anziano, non ha voluto fare la vaccinazione contro linfluenza e adesso è a casa con la febbre molto alta. Vive solo, non ha nessuno: io non posso fare altro che ricoverarlo in ospedale». E qui nasce il problema. Per un caso del genere, dove basterebbe un vicino di buon cuore che va a comprargli le medicine o gli cucina una minestrina, il ricovero in un reparto ospedaliero tradizionale, dove ogni giorno di degenza costa non meno di 600-700 euro, è davvero uno spreco per la comunità, sebbene sia lunica risorsa per lanziano in questione. Se invece esistesse lospedale di comunità, dove il paziente viene ricoverato per patologie non complesse e dove la responsabilità va al medico di famiglia che può andarlo a visitare anche due volte al giorno, i costi e il servizio finale offerto al cittadino sarebbero di gran lunga migliori. «Il costo alla fine si aggira intorno ai 150-200 euro al giorno - continua il medico - visto che a prendersi cura del malato è solo un infermiere».
Eppure nonostante i progetti che datano diversi anni, la Liguria - terra ad alta densità di anziani - non è riuscita ancora a dotarsi di simili strutture. Perché? «Non ci sono stati fino ad oggi veri coinvolgimenti dei medici di famiglia che sono i protagonisti di queste strutture - spiega ancora Prete -, le popolazioni locali si ribellano allidea che il loro ospedale sia smantellato, bisogna spiegare loro cosa significa trasformare alcuni posti in letti di ospedale di comunità. E sono certo che se riuscissimo a fare questo tutti sarebbero contenti».
Il termine Ospedale di Comunità deriva dalla traduzione letterale di «Community Hospital», fatta propria dalla Regione Toscana, su imitazione di servizi sorti in Emilia-Romagna che per prima li attivò a Premilcuore (1995) e Modigliana (1996), chiamandoli però «Country Hospital». Questi ospedali sono radicati in Gran Bretagna fin dagli anni '20 dove se ne contano 471 e rappresentano il 3 per cento dei posti letto totali (circa 18.500), gestiti dai medici di medicina generale con un grande coinvolgimento delle comunità e notevole integrazione con i servizi sociali.
Questo modello innovativo è diffuso in Europa, con realizzazioni in Inghilterra, Catalogna e del Nord Europa, dove il medico generale gestisce i pazienti oncologici terminali in strutture protette; da tempo si parla di iniziative del genere in Francia, Svizzera, Germania.
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