Ci sono leggi non scritte, nel gioco del calcio, alle quali quasi tutti - volenti o nolenti - curiosamente finiscono per adeguarsi.
Una, scelta fior da fiore, attiene alle anomalie del meccanismo che presiede all'equilibrio tecnico-sentimentale dei tifosi. Poiché non mi piace fare il furbetto del giochino, ricordo sùbito che io stesso mi adoperai alacremente, a tempo debito, affinché l'ormai immotivato presidente Spinelli cedesse il Grifone. Ma c'è qualcosa che non funziona, nel meccanismo di cui sopra, nel momento in cui lo stadio rossoblu sommerge con una cascata di applausi le vecchie glorie Skuhravy e Aguilera intanto che una valanga di fischi travolge l'ex presidente del Genoa, attuale patron del Livorno, e cioè proprio colui che quella straordinaria coppia di campioni seppe offrire alla passione dei tifosi nel contesto del miglior Grifone degli ultimi 50 anni. Senza scomodare un minimo di riconoscenza, ci s'aspetterebbe un minimo di equilibrio
Un'altra attiene alle frasi famose ("Dobbiamo vincere a tutti i costi!". "Non dobbiamo assolutamente perdere!"). Quando le odo o le leggo, automaticamente tocco ferro. E naturalmente non basta quasi mai. Sono frasi puerili, che oltretutto portano sfiga. Per vero anche specificamente nel calcio, cosiccome più generalmente nella vita, si fa quel che si può, quando si può, come si può. Crescere significa rendersene conto e proporsi di fare seriamente del proprio meglio. E' tutto qui, ma basta e avanza.
Ma vengo al sodo. Ora che il Genoa non ha battuto il Livorno e la Sampdoria ha perso a Napoli, ci accorgiamo che a furia di parlare di derby, molto di derby, troppo di derby, solo di derby, il derby arriva maledettamente in anticipo sull'orario che ci avrebbe fatto assai più comodo. Al momento, le nostre due squadre sono, se non a pezzi, quasi. La Sampdoria è ancora in corsa in coppa Italia e in coppa Uefa e in campionato ha raccolto 4 discreti punti in 3 partite però segnando 2 soli gol e subendone 3. Il Genoa è già fuori dalla coppa Italia e in campionato ha raccolto la metà dei punti dei cugini segnando la miseria di un gol e subendone 4. Ma soprattutto allarmano le attuali condizioni delle due "rose".
Fra infortuni (Cassano, Campagnaro, Maggio, Accardi, Volpi e Lucchini di qua, De Rosa, Santos e Lucarelli di là), squalifiche (Juric), elementi in via di recupero più o meno avanzato (Bonazzoli di qua, Coppola e Figueroa di là) ed elementi più o meno importanti che stentano ad imporsi per i motivi più disparati (Montella, Caracciolo, Zenoni, Bastrini e Foti di qua, Di Vaio, Milanetto, Papa Waigo, Sculli e Paro di là) siamo in emergenza assoluta. Metteteci in più l'insidioso match di coppa Uefa che la Sampdoria ridotta ai minimi termini dovrà affrontare giovedì sera, a sole 72 ore dall'"evento", e ditemi se la megafesta dei gioiosi 40 mila abbonati attesa per 12 anni a livello di serie A non corre il corposo rischio di trasformarsi in un crudele gioco al massacro - del quale all'ombra della Lanterna non c'è purtroppo chi non conosca tutte le sfaccettature - alla "si salvi chi può"...
Sarà infine chiaro a tutti il perché personalmente mi sono ben guardato da lasciarmi andare a voli pindarici al termine delle pur lodevoli campagne estive di mercato sui due fronti. Altro che pessimismo cosmico. Si tratta semplicemente di buonsenso dettato dall'esperienza degli anni che purtroppo trascorrono inesorabili. Troppe ne ho viste e passate su queste e altre sponde, e il calcio del business, dell'iperprofessionismo, dei manager fondamentalmente resta quello che era: la scienza della palla che rotola; sul campo. Fare scommesse legittime non è peccato. Nel calcio, poi, è quasi un obbligo.
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