Quando in Italia ci sono le elezioni la cosa più sana è spegnere radio e televisioni e sforbiciare pure la ragnatela del web. Si fa prima. Non solo per sfuggire dalle disfide delle chiacchiere da bar, ma per non precipitare nel regno della par condicio. Questa legge è il simbolo di come in questo cavolo di Paese la democrazia sia un arabesco. La ratio è garantire (...)
(...) a tutte le forze politiche uno spazio di discussione. Il primo pilastro è del 1993, nel 1997 ci costruiscono sopra la solita authority di controllo e la battezzano Agcom, poi nel 2000 riscrivono le regole e tutto diventa ancora più vasto e complicato, ci buttano sopra norme su norme e burocrazia su burocrazia. Il risultato è che ogni parola è di troppo, va centellinata, archiviata, sezionata, scartabellata, catalogata, messa nell'apposito contenitore contrassegnato da colore politico e sfumatura di appartenenza culturale e, alla fine, cronometrato. Se alla fine i conti non tornano il direttore del programma, il conduttore e perfino il regista sconteranno multe salatissime, fino a 30mila euro. Non è un bavaglio. È una folle corsa tra i divieti. Tutto in teoria per garantire lo spettatore-elettore, considerato una sorta di ebete facile da suggestionare, uno che si beve qualsiasi cosa: perfino Orietta Berti che rivela di votare per Di Maio o Scalfari che confessa scabrosi ripensamenti senili.
L'Agcom, con il presidente Angelo Marcello Cardani, quest'anno è particolarmente vigile. Ha avvertito tutti che al minimo sgarro si paga, seminando ansia tra dirigenti e autori dei vari talk show. Si è già in regime di «pre par condicio». Fino al 29 gennaio, quando verranno presentare le liste, bisogna dare spazio ai vari partiti politici in percentuale alla loro rappresentanza parlamentare. Poi sarà peggio, ma già adesso stanno tutti con gli orologi puntati. Bisogna calcolare per gli ospiti il tempo di antenna e il tempo di parola. «Antenna» vuole dire quanto tempo stai in onda anche senza parlare. «Parola» appunto il tempo che uno parla, ma a questo va sottratto il tempo della domanda del conduttore. Attenzione però, se il conduttore è della stessa area culturale dell'intervistato non bisogna togliere ma aggiungere. Poi vai a capire cosa pensano o votano con certezza i vari Floris, Mentana, Porro o Vespa. Fa nulla. Il difficile arriva quando devi scegliere chi invitare. Per esempio quelli di Alternativa popolare come li calcoli? Prima stavano con Renzi, ora Lupi sta da una parte e la Lorenzin dall'altra. Ma come lo calcoli il loro tempo sulla base della rappresentanza in Parlamento? Dividi semplicemente per due o butti lì una funzione matematica? Sono problemi. Poi ci sono le richieste dei partiti. I Cinque Stelle in genere accettano solo confronti uno a uno con il conduttore, senza altri ospiti. Quelli del Pd sono particolarmente permalosi e vogliono scegliere con chi dividere la scena. In più c'è la questione dei sottoinsiemi. Cuperlo o Boccia sono formalmente Pd, ma hanno posizioni simili a quelle di Grasso e compagnia. Non si sa in quale casella mettere il loro minutaggio. Quelli della Lega non sempre hanno le stesse posizioni di Forza Italia, sui vaccini solo per fare un esempio, e la par condicio ormai non è solo «partitica» ma anche per «temi». Poi ci sono i vip, quelli che inviti per fare share e non vedono l'ora di mostrarsi politicamente impegnati e sono mine vaganti che ti sballano tutti i conti sul minutaggio. C'è da uscire pazzi. L'elettore-spettatore di tutto questo magari non sa nulla, ma è tutto fatto per salvarlo dalla sua presunta citrullaggine. Se vogliono saperne di più possono comunque rivolgersi all'Agcom, che per farli stare sereni scrive questo.
«I direttori responsabili dei programmi di cui al presente articolo, nonché i loro conduttori e registi, osservano in maniera rigorosa ogni cautela volta a dare attuazione al precedente comma 2, considerando non solo le presenze e le posizioni di candidati, di esponenti politici o comunque di persone chiaramente riconducibili ai partiti e alle liste concorrenti per il ruolo che ricoprono o hanno ricoperto nelle istituzioni nell'ultimo anno, ma anche le posizioni espresse da soggetti e persone non direttamente partecipanti alla competizione elettorale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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