I Settanta di Calvin Klein e il ritorno di Marc Jacobs: così la moda è maiuscola

New YorkLa fashion week di New York è come la Recherche di Marcel Proust: comincia dalla fine. Le ultime due sfilate - Calvin Klein e Marc Jacobs - sono perfette da tutti i punti di vista, Moda con la M maiuscola. Fin dalla prima uscita - un magnifico trench in cavallino nero corto sui lunghissimi stivali-calza in vernice - si capisce dove sta andando a parare Francisco Costa: nello stile inconfondibile degli anni Settanta. Non a caso la colonna sonora è il brano V enere in pelliccia del primo disco dei Velvet Underground, quello con la banana disegnata da Andy Warhol in copertina. Seguono tutte le ossessioni vestimentali di quel periodo irripetibile: mini e maxi, linee dritte e forme essenziali, gli abiti a sacchetto con zip davanti e le gonne a portafoglio con il pull a collo alto, qualche tuta e pochi pantaloni ma in questo caso molto ampi come li faceva all'epoca Saint Laurent citando gli anni Quaranta. In più il direttore artistico dell'universo donna della storica griffe americana cita Carlo Mollino, di cui ha visto una mostra sulla celebre collezione di Polaroid erotiche da cui ha preso l'idea della sensualità urbana espressa da questi capi che scoprono pochissimo il corpo della donna, ma fanno immaginare tantissimo. Il tutto con giochi sapienti tra lucido e opaco per esempio nelle tessere di pelle che compongono una fantastica gonna in pelle color cioccolato lunga fino al polpaccio. Sexy, chic, sporty, attuale come non mai, la collezione Calvin Klein del prossimo inverno è davvero senza tempo.

«Epic Marc Jacobs» recita la prima foto postata su Instagram mentre ancora stanno scorrendo le immagini della sfilata su Style.com . Siamo perfettamente d'accordo: il genietto americano che per 16 anni ha disegnato Vuitton e nell'ottobre 2003 è stato mandato via si dice in malo modo, ha ripreso saldamente in mano il timone della sua vita facendo una collezione monumentale. Si è anche ispirato a un monumento della moda come Diana Vreeland, la storica direttrice di Vogue USA prima e poi del Costume Institute del Metropolitan Museum che ha avuto un'enorme influenza sull'estetica del XX secolo. La grande bravura di Jacobs sta nell'aver colto l'attitudine di questa donna, lo spirito del tempo che aleggiava intorno a lei, senza riproporne pappagallescamente il leggendario guardaroba. Così del celebre rosso di cui la signora amava circondarsi (aveva perfino fatto rivestire le pareti del suo studio in seta cremisi) ci sono solo dei tocchi ogni tanto e un unico bellissimo abito lungo. Lo stesso dicasi per i pantaloni da gaucho che lei portava con classe infinita e che Jacobs distrattamente cita in una sola delle 55 uscite.

In compenso c'è tutto il resto mixato divinamente bene: i tessuti maschili tipo principe di Galles con le strisce di canottiglie nere nel classico tubino da vera signora, le maniche a jambon inventate a suo tempo da Elsa Schiaparelli con i grafismi cari a Sonia Delaunay, la capostipite del Fauvismo, il movimento pittorico caro a Coco Chanel. Bentornato Marc, vai avanti così.

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