«Penna contro penna» come nei talent show televisivila curiosità

Salgono sul palco con un accappatoio in raso, come pugili professionisti. Indossano cuffie che li isolano dal pubblico, numeroso, che fa il tifo sotto di loro. Per ogni squadra un coach-editor che li segue round dopo round, suggerendo strategie progressive. Alla loro destra, una giuria di scrittori ed editor: Fabio Genovesi, Licia Troisi, Fiammetta Giorgi. Sono giovani, agguerriti e stanno per affrontarsi a colpi di racconti improvvisati. La traccia è fornita da “Esercizi di stile” intorno a tre generi letterari, fantasy, rosa, noir, e su un finale a sorpresa ispirato al Castello dei destini incrociati di Calvino, solo che al posto delle carte dei Tarocchi ci saranno le voci di Wikipedia. La struttura è mutuata dai talent televisivi, ma obiettivi e risultati sono assolutamente diversi e, a quanto pare, anche assolutamente originali: «Un format del genere dedicato alla scrittura non esisteva prima. E non solo in Italia, a quanto mi risulta», spiega Edoardo Brugnatelli, direttore del self-publishing Mondadori e promotore di «Extreme Writing», sfida di improvvisazione di scrittura che ha animato piazza Duomo sabato sera a Pietrasanta. La squadra azzurra e la squadra arancio, entrambe formate da studenti di scuole superiori, producono, dopo un minuto di brainstorming e cinque minuti di scrittura individuale, racconti a catena. Molti dei quali, ad un primo ascolto, sembrano quantomeno al livello di molta produzione narrativa pubblicata, se non meglio. «Il nesso coi talent serve a spettacolarizzare e avvicinare anche altri al meccanismo. Ma i ragazzi li alleniamo di mattina nelle scuole» prosegue Brugnatelli. «Per noi quello è il momento migliore: la trasformazione da “Devo fare un tema” a “Posso scrivere quello che voglio”».

Forse non diventeranno tutti scrittori, ma di certo almeno potenziali candidati all'uso della nuova piattaforna di self-publishing Mondadori che dovrebbe partire in autunno: «Sarà dedicata a tutti coloro che vogliono scrivere e autopubblicarsi, ma offrendo, a differenza dei modelli esistenti, una serie di strumenti che sviluppano abilità reali di organizzare un testo. Tanto che il nome corretto sarebbe pop-publishing, ovvero pubblicazione allargata. Il business di un editore può anche essere quello di diffondere l'autopubblicazione, ma sempre in modo professionale».
SVit

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