Diana d'Andalò & C.

Nel 1510 una ricognizione nel monastero bolognese di Sant'Agnese trovò tre corpi nella stessa tomba. Uno era di Diana, bolognese e figlia di Andrea Lovello detto Andalò. Affascinata dai primi domenicani, prese l'abito monastico proprio dalle mani di s. Domenico. Nel 1221 entrò fra le canonichesse di Ronzano ma i parenti, che si opponevano, cercarono di portarla via con la forza. Nel trambusto, Diana ebbe una costola rotta. Quando il succesore di s. Domenico, Giordano di Sassonia, fondò il monastero di Sant'Agnese, Diana ne fu superiora. Morì verso il 1236. Il secondo corpo apparteneva a Cecilia (forse) Cesarini, monaca romana. Verso il 1224 il papa Onorio III la inviò, assieme a tre consorelle, nel monastero appena inaugurato a Bologna da Diana d'Andalò. Dopo quest'ultima, fu Cecilia la priora. I suoi racconti da testimone oculare sulle vicende del fondatore furono poi raccolti e pubblicati come Miracula beati Dominici. Morì forse ottantenne verso il 1290. Il terzo corpo apparteneva ad Amata. In verità, non sappiamo come si chiamasse costei. Era una donna ossessa che veniva portata per gli esorcismi nel monastero romano dei domenicani. Fu s. Domenico in persona a liberarla dal demonio e a imporle il nome religioso di Amata, dal momento che, pare, ella aveva manifestato l'intenzione di monacarsi.

Questa Amata, di ritorno da un pellegrinaggio a Compostella, si fermò nel monastero bolognese dove stavano Diana e Cecilia e qui, a quanto sembra, morì in un anno imprecisato. Dell'esorcismo effettuato su di lei da s. Domenico si parla nel testo dei Miracula beati Dominici.

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