Dispetti e suppliche tra i «fratelli» europei

La guerra dei numeri tra Londra e Parigi, le lacrime del presidente romeno, il boom di richieste di sconto. A Bruxelles va in scena la commedia dell’Unione

dal nostro inviato a Bruxelles

Austerity natalizia. Tony l'africano preferisce... il kilt? Qualche volto amareggiato tra le centinaia di giornalisti che si sono aggirati per due giorni al Justus Lipsius: contrariamente al solito, nessun pensierino natalizio per loro. Gli irlandesi avevano donato un ombrellino e un whisky, gli olandesi un contestato I-Pod made in China. Il lussemburghese Juncker aveva fatto sapere di aver dirottato i soldi ai bimbi africani. Mentre Blair, che da sempre si proclama paladino del Continente nero manco a questo ha pensato, chiudendo a riccio il portafoglio. Effetti delle minacce sul «rebate» britannico o suggerimenti di qualche consigliere scozzese?
Guerra dei numeri. L'offensiva parte da Londra: un’agenzia fa notare che ben 140mila francesi possono godere di 14mila euro l'anno di rimborsi agricoli comunitari, a fronte dei 114mila contadini inglesi, italiani e tedeschi che assieme hanno la stessa opportunità. 1-0 e palla al centro. Il contropiede di Parigi si fa attendere solo un paio d'ore. Dal ministero dell’Agricoltura francese parte una nota in cui si rileva come i contadini d'Oltralpe nel 2005 perderanno il 10% del loro potere d'acquisto per il crollo dei prezzi nel settore vitivinicolo. Un deficit che andrà ad aggiungersi a quelli del 7% dei precedenti 5 anni. 1-1 e (per ora) finisce qui. Domanda: chi ha segnato in fuorigioco?
Lacrime e sangue. Spuntano i lucciconi a Traian Basescu, presidente romeno, nell’illustrare la necessità di un’intesa in modo da consentire l'ingresso del suo Paese nella Ue nel 2007, come previsto. «Siamo poveri, non potete consentire che il mio popolo viva questa condizione ancora a lungo», strilla quasi, perorando le sue ragioni. Pochi minuti dopo e si passa dalla commozione alla paura. Il premier slovacco Mikulas Dzurinda annuncia glaciale che ha bisogno estremo dei soldi promessigli: senza i quali non potrà chiudere in sicurezza una centrale nucleare che l'anno prossimo potrebbe divenire «pericolosissima per l'intera Europa». Della serie: datemi i soldi o si rischia una Chernobil targata Ue.
L'angelo vendicatore. Fuoco di flash per il caloroso abbraccio tra Angela Merkel e il neo premier polacco Kazimierz Marcinkiewicz, con gran soddisfazione della neo-cancelliera. Grazie a lei si ristabilisce la pace con Varsavia, messa a rischio da Schröder che accettando l'incarico della russa Gazprom, aveva avallato la strana rotta del gasdotto Russia-Germania, sommerso nel Baltico (e costato tre volte di più di un percorso terrestre) pur di evitare che i polacchi avessero un ruolo nella sua gestione.
«A chi il rebate? A moi!». Gli inglesi non rinunciano al rimborso? Niente di strano. La novità è che il summit è stato caratterizzato da decine di richieste per ottenere sconti simili. La Spagna ha reclamato la condizione di «regioni arretrate» per il suo Sud fino al 2013. La Francia ha chiesto di poter abbassare l'Iva sui ristoranti e i barbieri.

Germania, Olanda e Svezia mirano a un versamento agli uffici di Bruxelles meno oneroso dell'attuale. Austria, Grecia e qualche altro a rimborsi per lo sviluppo rurale. Paese che vai, richiesta di sconto che trovi. C'è poco da fare: tutto il mondo è Paese...

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