L'entusiasmo innanzitutto. E la certezza di avere in futuro un lavoro. Poi l'ambiente internazionale che l'ha formata. Le prime esperienze lavorative, in piccoli convegni e fiere, già durante gli anni di studio. E la formazione dinamica e coinvolgente. «Dove già si respirava il mestiere e le sue tante possibilità».
Classe 1985 e una gran voglia di mettersi in gioco, di imparare sempre, di scoprire cose nuove e nuove realtà, Manuela Comoglio, casalese-alessandrina, è entrata nella SSML Carlo Bo, all'inizio del 2004 e, dopo tre anni di studi, ha ricevuto i primi incarichi importanti in trattative internazionali, fiere e convegni con traduzioni in simultanea.
«Eravamo 14 nel corso e oggi lavoriamo tutti. Mi sono iscritta - racconta - con l'obiettivo di imparare le lingue. L'idea di fare l'interprete mi affascinava, la possibilità di comunicare e di conoscere culture diverse, tradizioni, costumi e la possibilità di viaggiare mi hanno coinvolto fin da subito. Poi mi sono specializzata - inglese e tedesco - come interprete congressuale e di conferenze, nella traduzione consecutiva, simultanea e in chuchotage. Attualmente sto studiando anche il russo. Le opportunità di lavoro, nonostante la crisi, non mancano. E poi è la varietà degli incarichi che rende tutto più interessante e dinamico».
Manuela già si muove agilmente nel mondo dell'interpretariato. Prima si è inserita nelle agenzie di Milano e Torino. Poi ha iniziato a muoversi anche autonomamente. Il modo più classico per avere un lavoro che garantisca anche una certa sicurezza economica è quello di fare il freelance sul mercato privato. In effetti solo il 15,3% dei free-lance è entrato nel settore pubblico grazie a un concorso. La maggior parte si rivolge alle agenzie che hanno maggior potere sul mercato. Il canale del cliente diretto rappresenta il 63,9% del totale. Se un interprete freelance aderisce a un'associazione come l'Assointerpeti o l' Aiti, può avere , in molti casi, una certa frequenza lavorativa garantita dalle relazioni di queste con altri organismi Un interprete autonomo deve, comunque, avere forti capacità relazionali e grande abilità nell'utilizzare mezzi e reti di conoscenze. Il 79,3% degli interpreti, secondo un recente sondaggio, segue questa strada. «Quello che trovo più stimolante - conclude Comoglio - è la possibilità di lavorare in più ambienti e imparare più cose.
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