«Ecco perché insegno con la chitarra»

«Ecco perché insegno con la chitarra»

(...) dello scrivente, La prego voler dare spazio ai chiarimenti di seguito forniti.
La circoscritta, ma spero significativa, sollecitazione proposta agli alunni del liceo «Lanfranconi» altro fine non aveva se non quello di stimolare i giovani ad una composta e civile riflessione sui valori della pace e della non violenza, valori di per sé antitetici a qualsivoglia forma di estremismo o radicalismo ideologico. Lo stesso Ministero della P.I. sollecita l'attenzione delle scuole verso tali argomenti (si veda, da ultima, la nota prot. n. 641/A3 del 6 c.m.) e l’iniziativa altro non è stata se non una onesta riflessione, supportata da documenti e testimonianze che appartengono al sentire comune di tutti coloro che ripudiano «la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» (come recita l’art. 11 della Costituzione Italiana, altro elemento di riferimento in cui mi riconosco totalmente e che forse qualche improvvido cronista farebbe bene a rileggere).
La proposta è maturata in seno al Consiglio di Istituto, favorevolmente accolta segnatamente da parte della componente studentesca ed organizzata nel pieno della libertà di scelta e delle norme che disciplinano la vita scolastica. A nessuno è stato imposto alcunchè ed io stesso ho chiarito che l’adesione doveva tener conto di eventuali impegni programmati (verifiche ed attività didattiche di varia natura).
Liberamente, dunque, una parte degli alunni (circa 230) hanno condiviso un’esperienza formativa organizzata sotto forma di esame di alcuni testi tratti dal repertorio musicale di John Lennon e Bob Dylan, nonchè, in ambito nostrano, Gianni Morandi (che non mi pare si possa ascrivere all’estremismo radicale e intollerante). Ebbene, tale percorso, che nulla aveva di manipolatorio o arbitrario, è stato presentato nell’articolo pubblicato da «il Giornale» in modo assai scorretto e mistificante atteso che:
- Si deforma artatamente il senso e la portata dell’iniziativa con sistematiche omissioni di informazioni (il ruolo educativo del capo di istituto, i confini dell’iniziativa che mai ha trasceso o travalicato in slogan o formule offensive, il fatto che alcune classi, per esplicita indicazione dello scrivente fossero escluse in presenza di impegni o verifiche indilazionabili, elemento che ha di fatto limitato il numero dei partecipanti);
- Si entra in scuola senza presentarsi al capo di istituto e senza raccogliere presso il medesimo le corrette informazioni del caso neppure al termine dell’iniziativa (era già tutto scritto?);
- Si adombra l’ipotesi che il preside sia un fiancheggiatore dell’estremismo no global solo perchè invita gli studenti a discutere della pace;
- Si pubblica una fotografia accompagnata da una didascalia del seguente tenore: «Il preside Sergio Canazza canta e suona il sessantotto (il pericoloso Morandi...) a studenti visibilmente poco interessati»: a mezzo di una inquadratura «tagliata» in modo da precludere una rappresentazione dell’insieme si distorce completamente la relatà;
- Vengono indicate precentuali di adesione/non adesione per tirare delle somme quanto mai corrive e strumentali: credo che, avuto presente quanto in precedenza chiarito, più di duecento studenti che liberamente aderiscono ad una iniziativa civile, serena sul tema della pace siano un ottimo risultato;
Nulla si dice della compostezza e della assoluta autodisciplina dei partecipanti che hanno interpretato, come è consuetudine degli studenti del «Lanfranconi», nel modo più corretto l’iniziativa, seguendo attentamente i vari momenti dell’attività e sottolineando con puntuali, spontanei applausi ogni passaggio formativo;
- Quando si riferisce di prese di posizione di terzi, sarebbe corretto esplicitare l’identità degli interlocutori che hanno sempre avuto diritto di cittadinanza e di parola nel nostro liceo, noto per aver ospitato relatori di opposte tendenze culturali e politiche. Altrimenti è legittimo il sospetto che coloro che «chiedono di rimanere anonimi per ovvie ragioni» siano parto della fertile fantasia dei cronisti.
Un commento particolare va infine riservato all’indegna manipolazione consumata in riferimento al ruolo delle Forze dell’Ordine: chi legge l’articolo è indotto a credere che il preside del «Lanfranconi» abbia una considerazione negativa del ruolo di tali apparati dello Stato. Chi mi conosce da tempo sa che costante è stato lo sforzo da me profuso nel collaborare e nel ricercare un rapporto fattivo con l’Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza per tutelare i nostri alunni e per prevenire e reprimere atti e comportamenti lesivi dell’integrità del bene pubblico. Invece, attraverso una operazione molto becera di estrapolazione, decontestualizzazione e mistificazione dei riferimenti culturali (in relatà precisavo agli studenti che la canzone «Give peace a chance» era stata utilizzata nel film «Fragole e sangue» come commento sonoro all’intervento della polizia statunitense nei confronti degli studenti che occupavano l’Università di Berckley), mi si dipinge in buona sostanza nuovamente come un pericoloso estremista.
In ultima analisi, non so se in data 17 febbraio presso la mia scuola sia stata scritta una buona pagina di pedagogia. Tale era il mio intento. Di certo è stata scritta una pagina di pessimo giornalismo.


Copia del presente documento viene inoltrata all’Ordine dei Giornalisti della Liguria e ai quotidiani di maggiore diffusione nel territorio genovese affinchè possa essere rispettata la verità e fatta doverosa chiarezza su una prova giornalistica ben poco edificante.
Cordiali saluti.
*Dirigente Scolastico
Liceo Scientifico Statale
«Luigi Lanfranconi» Genova

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