Giustizia spettacolo sulla pelle degli operaiil commento 2

di Claudio Borghi Aquilini

Tra gli esseri più tutelati del mondo si annoverano i panda, le foche e gli iscritti alla Fiom. Ieri è infatti arrivata la notizia che la procura di Nola ha ben pensato di indagare l'ad della Fiat Sergio Marchionne. Quanto piacerebbe anche a noi avere una Procura à la carte che indaghi il nostro capufficio per mancato riconoscimento del diritto al pisolino oppure che inquisisca il professore per discriminazione nei confronti degli impreparati. Invece no, tutti devono cavarsela da soli tranne gli iscritti alla Fiom che, in un contesto di drammatica sparizione del lavoro, dispongono di schiere di magistrati pronti a garantire loro il posto e tutto il tempo che vogliono per assemblee, riunioni, trasferte e manifestazioni varie. Ieri poi il salto di qualità, addirittura l'indagine penale nei confronti di Marchionne il quale vien da pensare che ben difficilmente si sia mai direttamente occupato delle questioni dei singoli operai di Pomigliano. Pazienza, un po' di spettacolo non fa mai male. Non è altro che l'ennesima puntata di un desiderio di autodistruzione che permea una certa parte dei sindacati i quali, evidentemente, credono di essere ancora in un mondo dove la fabbrica non chiuderà mai e, quindi, il pestare i piedi, specialmente se spalleggiati dal magistrato ben disposto, sia attività furba e utile. Ebbene, è con grande rammarico che a questi signori va ricordato che il lavoro è diventato esile come una promessa, che le fabbriche aspettano solo un buffetto o un pretesto per essere chiuse o trasferite, che le tasche di quello Stato pantalone che interveniva sempre per metterci una pezza sono ormai vuote e sfondate. Non solo, ogni chiusura di fabbrica aggrava la recessione, riducendo le risorse per la cassa integrazione, accelerando l'arrivo della disoccupazione senza tutele. Per continuare a giocare alla lotta tra operaio e padrone si perde di vista un contesto europeo dove anche un cieco capirebbe che dietro le pressanti richieste di «più produttività» e «più competitività» si nasconderà la compressione dei diritti (questa volta quelli veri) dei lavoratori e il taglio severo delle retribuzioni.

Invece di preoccuparsi di questa prospettiva spaventosa, i nostri sindacati si baloccano con giochini da prima repubblica e il nostro sistema giudiziario, tutelato dalla mancanza di responsabilità per le proprie azioni, si affanna a cercare una telecamera e un applauso chiudendo stablimenti e indagando industriali, come se quell'economia che sta andando in malora non fosse la stessa che paga il loro ancora per poco tutelatissimo stipendio.
Twitter: @borghi_claudio

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