Come nel caso del trasferimento di Cristiano Ronaldo dal Real Madrid alla Juventus, l'Italia spicca in Europa per le agevolazione fiscali sui mega stipendi. Così, insieme con la Francia, l'Italia offre le condizioni più generose ai banchieri londinesi che si sposteranno sul continente in seguito alla Brexit. Mentre la Germania, al contrario, non ne ha nessuna. È quanto emerge da una ricerca realizzata per il Financial Times.
Nel dettaglio, un espatriato britannico con un reddito lordo da un milione di euro potrebbe incassare oltre 180mila euro in più in termini di reddito netto in Francia di quanto non farebbe in patria e questo beneficio può salire a oltre 200mila in Italia. Per la ricerca del quotidiano britannico, se nel Regno Unito il netto sarebbe di circa 543mila euro, in Francia passerebbe a 732mila, in Italia a 773mila, mentre in Germania rimarrebbe quasi invariato (554mila). Il Financial Times ricorda che la Francia offre agevolazioni fiscali fino al 50% e il diritto di escludere le proprietà estere nel calcolo del patrimonio per otto anni, mentre l'Italia garantisce un'analoga agevolazione del 50% e la possibilità di pagare un'imposta annua di 100mila euro indipendentemente dal reddito lordo percepito.
Naturalmente questo regime fiscale non è permanente e, se il trasferimento sarà definitivo, anche gli espatriati britannici cominceranno a essere tassati come i cittadini locali. A quel punto la Francia diventerà meno conveniente rispetto al fisco britannico (il reddito netto sarebbe pari a 498mila euro), mentre l'Italia resterà più favorevole, anche se di poco (netto a 548mila euro). Le destinazioni più convenienti per un trasferimento a lungo termine sono invece la Spagna (561mila), il Lussemburgo (556mila) e la Germania (che resta invariata, sempre a quota 554mila), mentre la meno vantaggiosa è il Belgio (420mila).
La ricerca pubblicata da Ft, infine, ricorda che introdurre un tassazione più vantaggiosa per gli stranieri è una scelta che inevitabilmente provocherà tensioni politiche, notando quindi che, in caso di proteste, i governi avranno difficoltà a giustificare simili attraenti incentivi e potrebbero introdurre limiti più rigidi.
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