L'Unione Europea scalda i motori per arrivare ad avere una tassazione «equa e non nemica della crescita» per l'economia digitale. L'obiettivo della Commissione è di presentare proposte legislative «entro la primavera del 2018». Secondo Bruxelles - ha spiegato il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis a Bruxelles - «i profitti fatti nell'Ue dovrebbero essere tassati in Europa, un principio che vale per le imprese che hanno un business tradizionale, come per le imprese digitali, che non hanno necessariamente una presenza fisica negli stati europei».
Si tratta di un problema non di poco conto: in media, le imprese che hanno un modello di business digitale sul mercato interno sono soggette ad un tax rate effettivo nell'Ue dell'8,5%, che è meno della metà rispetto a quelli delle imprese che operano con un modello di business tradizionale (20,9% per le imprese tradizionali domestiche, 23,2% per quelle internazionali); questa disparità si deve al fatto che le imprese digitali si basano in misura rilevante sui cosiddetti «asset intangibili», per loro natura difficili da valutare, e beneficiano di sgravi fiscali. Oltretutto le imprese digitali transfrontaliere sono in grado di ridurre ulteriormente le tasse, poiché i loro asset intangibili sono molto mobili. Non solo: sfruttando i regimi fiscali più favorevoli, i big del web possono portare i propri oneri fiscali a zero.
Il problema è che che poi queste aziende - che sono Google, Facebook, Airbnb, Netflix tanto per citare solo le più famose - sfruttano le reti, le infrastrutture e le istituzioni dello Stato di diritto esistenti nei Paesi del Vecchio continente, a volte senza pagare tasse da nessuna parte.
Il tema è caldo perché sono imprese che crescono rapidamente, hanno talora ricavi molto cospicui e, pertanto, è interesse dell'Erario trovare strumenti normativi idonei per catturare le relative basi imponibili. Ma non è facile a livello tecnico perchè sono molto diverse tra loro. Facebook, per esempio, è molto differente da Amazon, che ha una presenza fisica sul territorio molto più tangibile.
Le due questioni principali, riassume la Commissione, sono dove tassare e che cosa tassare.
Nel primo caso, bisogna stabilire come assicurare il diritto a imporre tasse su imprese che possono fornire in un Paese servizi per via digitale, senza alcuna presenza fisica, o con una presenza molto limitata, malgrado abbiamo una presenza commerciale. Nel secondo, stabilire come attribuire i profitti nei nuovi business model digitali, basati su asset intangibili, dati e conoscenza. Niente a che vedere dunque con la tassazione sulle imprese tradizionali.MC
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