Nozze Industrial-Cnh: l'America frena la Fiat

Le avvisaglie, mercoledì, c'erano tutte. Osservatori e analisti, come anticipato dal Giornale, si chiedevano per quale ragione le assemblee straordinarie in vista dell'integrazione tra Fiat Industrial, nata dallo scorporo del Lingotto, e Cnh Global tardavano a essere convocate. Allo stesso tempo, a proposito della prevista unione delle due società annunciata a fine maggio da Sergio Marchionne con la benedizione dell'azionista John Elkann, nelle sale operative c'era chi ipotizzava una frenata rispetto alla scadenza fissata entro l'anno. Tanto è bastato, ieri, per proiettare il titolo Fiat Industrial al centro delle vendite. Le azioni hanno così chiuso con un -2%. A scatenare le vendite e a preoccupare il mercato sono state le notizie a proposito dei dubbi sul concambio (3,9 azioni Fiat Industrial per ogni Cnh) avanzati dagli amministratori indipendenti della controllata Usa di Fiat Industrial.
«Il comitato - osserva un trader interpellato da Reuters - si sta prendendo più tempo, ed è improbabile che riescano a completare l'operazione prima del primo trimestre 2013. È sicuramente una brutta notizia per Fiat Industrial, perché aumenta l'incertezza». Una grana, dunque, che si aggiunge alle altre che Marchionne, plenipotenziario della galassia Fiat, nonché presidente di Fiat Industrial, si trova a dover affrontare.
Ieri, intanto, le banche d'affari hanno commentato l'impasse. «Un ritardo negativo», puntualizza Mediobanca, che comunque resta ancora positiva sul titolo con un giudizio «outperform» e un target a 9,8 euro (chiusura di ieri a 7,82 euro). Banca Akros rimarca, invece, l'impatto negativo nel breve termine.

Diversi analisti hanno sottolineato, dal momento dell'annuncio dell'operazione, come il riferimento ai prezzi di mercato per determinare il concambio fosse penalizzante per gli azionisti Cnh, perché il titolo, quotato a Wall Street, era ampiamente sottovalutato per il basso flottante.

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