Parmalat, fondi all'attacco di Lactalis

Amber: «I francesi sono peggio dell'era Tanzi»

«Andando a rivedere quanto è successo negli ultimi quattro anni e mezzo» sotto la gestione di Lactalis «riteniamo che la situazione attuale di Parmalat possa essere considerata, con esclusivo riferimento alla corporate governance e con le debite proporzioni, addirittura peggiore rispetto all'era Tanzi». Ha usato queste parole il rappresentante del fondo Amber, Arturo Albano, per contestare davanti all'assemblea dei soci del gruppo alimentare di Collecchio la stretta imposta dai francesi ai diritti delle minoranze.

«Quanto successo nella vecchia Parmalat, è stato possibile anche perché mancavano adeguate tutele e strumenti di garanzia per gli azionisti di minoranza», mentre «queste tutele sono invece previste dallo statuto attuale di Parmalat e l'azionista di maggioranza - con l'ausilio del consiglio di amministrazione - vuole eliminarle», ha aggiunto Albano sostenuto anche da altri fondi. Si tratta di una scelta «incomprensibile» soprattutto alla luce delle «gravissime irregolarità commesse dal cda» a danno delle minoranze e a vantaggio di Lactalis che Amber ha denunciato al collegio sindacale, dopo essere entrata in possesso degli atti d'indagine della Guardia di Finanza relativi all'acquisizione di Lag dai francesi. Al riguardo Albano ha ricordato che «è stata ritardata volontariamente la dichiarazione di soggezione della società a direzione e coordinamento» da parte dei francesi «pur essendo previsto che Parmalat già dal 2011 dovesse chiedere l'autorizzazione preventiva a Lactalis per ogni spesa superiore ai 50mila euro», ingannando anche le autorità di vigilanza.

Le proposte di modifica dello statuto sono state comunque approvate a

larga maggioranza, con oltre il 93% dei voti favorevoli dei presenti: in assemblea, infatti, è intervenuto il 92,98% del capitale e la holding dei francesi, Sofil, si è presentata con una partecipazione dell'86,96 per cento.

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