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Saipem, lunedì l'aumento Verso il maxi-sconto del 40%

Oggi il consiglio fissa il prezzo della ricapitalizzazione da 3,5 miliardi Crolla il titolo in Borsa (-10,4%)

Saipem affronta la prova più impegnativa nel momento peggiore. Il gruppo di ingegneria petrolifera sta definendo gli ultimi dettagli dell'aumento di capitale da 3,5 miliardi mentre sulle Borse mondiali imperversa la tempesta e il petrolio prosegue una discesa che sembra senza fine: il barile ha toccato ieri i nuovi minimi da 12 anni dopo il ritorno sul mercato dell'Iran per la fine dell'embargo internazionale.A meno di sorprese, la ricapitalizzazione di Saipem partirà lunedì prossimo 25 gennaio per concludersi l'11 febbraio (i diritti d'opzione saranno invece negoziabili fino al 5 febbraio). Oggi il cda definirà infatti il prezzo del maxi-aumento di capitale, oggetto di un ultimo confronto con le banche del consorzio di garanzia. Entro venerdì, infine, la Consob darà il disco verde alla pubblicazione del prospetto e sarà formalizzata la cessione al Fondo Strategico Italiano (Fsi) del 12,5% di Saipem da parte dell'Eni, con cui la controllata della Cdp ha firmato un patto di sindacato. Il mercato continua comunque a scommettere che l'aumento avverrà a un forte sconto, così da invogliare gli investitori a scommettere su una storia di rilancio malgrado la fase di Borsa.Nelle sale operative milanesi si ritiene, in particolare, che lo sconto sarà pari almeno al 35% sul «Terp», il prezzo teorico dopo lo stacco del diritto d'opzione, ma il «saldo» definitivo potrebbe superare il 40 per cento. Secondo gli analisti di Intermonte un aumento con sconto del 35% porterebbe ad emettere tra 2,2-2,7 miliardi di nuove azioni (a fronte di 441 milioni di titoli in circolazione) a un prezzo compreso tra 1,3 e 1,5 euro. Evidente quindi l'effetto diluitivo per chi non seguirà la ricapitalizzazione. Questa prospettiva, insieme al petrolio, caduto a 26,5 dollari al barile, hanno affossato Saipem in Borsa: -10,44% a 5,62 euro, a nuovi minimi storici. La capitalizzazione della società, che tre anni fa superava i 17 miliardi, è ora scesa a 2,5 miliardi, uno in meno di quanto chiesto al mercato.

L'impegno di Eni e Cdp a coprire il 43% dell'aumento e il consorzio di garanzia non mettono comunque in dubbio l'operazione che servirà a ridare solidità a Saipem (la leva scenderà da 4,6 a 1,7 volte il mol) e a finanziare il distacco da Eni, a cui, grazie anche a nuove linee di credito per 4,7 miliardi, Saipem rimborserà oltre 6 miliardi di debiti. Il tonfo del petrolio non risparmia comunque nessuno dei big del settore: dopo il calo del 20% dell'utile Total, ieri è arrivato il profit warning di Shell: nel quarto trimestre 2015 l'utile calo del 42%.

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